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La Gran Bretagna vuole tassare le merendine per combattere l’obesità

Ribattezzata “snack tax”, prevede l’introduzione di una tassa di 3 sterline al chilo per quanto riguarda lo zucchero e di 6 sterline al chilo sul sale. I ricavi per il governo si aggirerebbero intorno ai 3,5 miliardi di sterline

Per fare fronte ai problemi di peso dilaganti nel Regno Unito, dove il numero degli adulti obesi ha superato quota 13 milioni, oltre alle pesanti limitazioni alla pubblicità degli alimenti ad alto contenuto calorico, il governo inglese intende introdurre una “tassa sulle merendine”, per cercare di scoraggiare il consumo di snack dannosi per la salute.

La proposta, contenuta nella “National Food Strategy“, prevede l’introduzione di una tassa sulla quantità di zucchero e di sale contenuti negli alimenti. A raccomandare l’introduzione del nuovo balzello è un report, redatto da una commissione istituita e nominata dal governo inglese e presieduta da Henry Dimbleby, fondatore di Leon, una catena di fast food che propone cibo sostenibile e salutista.

Con la “snack tax” sarebbe introdotta una tassa di 3 sterline al chilo sullo zucchero e di 6 sterline al chilo sul sale impiegati per la preparazione degli alimenti, e secondo le stime potrebbe portare nelle casse del governo di Boris Johnson poco meno di 3,5 miliardi di sterline all’anno. Risorse che secondo il progetto dovrebbero essere impiegate per consentire ai medici di famiglia di prescrivere ai loro pazienti frutta e verdura, nonché percorsi formativi in ambito culinario. Il tutto con lo scopo di migliorare lo stato di salute della popolazione britannica.

Secondo il report presentato dalla Commissione il “cibo spazzatura” contribuirebbe al decesso di almeno 64mila cittadini all’anno, con un costo per il National Health Service (NHS) – la sanità pubblica inglese – di 74 miliardi di sterline, pari ad oltre 86 miliardi di euro. Nel Regno Unito il problema dell’obesità è in costante crescita, ed il governo intende correre ai ripari. Il numero degli adulti obesi è raddoppiato negli ultimi 20 anni, superando quota 13 milioni, e anche i dati relativi ai più piccoli sono assolutamente allarmanti. Un bambino su quattro che entra all’asilo risulta in sovrappeso, mentre alla fine del percorso della scuola primaria risulta avere problemi di peso addirittura un bambino su tre.

In termini pratici, l’introduzione della tassa provocherebbe un aumento dei prezzi degli snack più diffusi mediamente compreso tra un minimo del 12-15% ed un massimo del 30% per gli alimenti ad elevato tenore di zucchero o di sale. Secondo gli ideatori della misura questa spingerebbe inoltre l’industria degli snack a modificare le ricette dei propri prodotti, riducendo l’apporto di zucchero e sale, come è accaduto nel 2018 a seguito dell’introduzione della tassa sullo zucchero contenuto nelle bibite gassate.

La “snack tax” è stata accolta positivamente dalle associazioni e dagli attivisti per la tutela della salute e dell’ambiente, mentre le associazioni di categoria dei produttori, come la “Food and Drink Federation”, un’organizzazione che rappresenta e fornisce consulenza ai produttori di alimenti e bevande del Regno Unito, si oppone fermamente all’ipotesi. Secondo la Federazione la tassa sulle merendine penalizzerebbe le famiglie più povere, che non hanno alternative all’acquisto del cibo più economico. Contro la misura si è schierato anche l’Institute of Economic Affairs (IEA) un ente di beneficenza britannico e un think tank orientato politicamente a destra, il quale ha commentato la proposta sostenendo che “i ricchi vogliono bastonare la gente comune mediante tasse occulte“.

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