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Zangrillo: ‘crollo dei contagi in Gran Bretagna, ma nessuno ne parla’

Il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che un anno fa scatenò un vero e proprio putiferio dichiarando che il virus era “clinicamente morto”, dopo aver trascorso un periodo piuttosto defilato dai media, da qualche tempo è tornato ad essere molto attivo su Twitter, dove si esprime in merito alla pandemia. Lo fa con il suo stile, sempre pungente e un po’ provocatorio, certamente destinato a fare discutere.

L’ultimo post del professore in ordine cronologico è il seguente: “nonostante le ‘folli riaperture’ del Primo Ministro Boris Johnson, per il quinto giorno consecutivo, crollo dei contagi #COVID19 in Gran Bretagna” – ha scritto ieri Zangrillo, che prosegue: “Per conoscere la notizia dobbiamo leggere The Times. Alla stampa italiana le buone notizie non interessano“.

Il professore si riferisce al fatto che, nonostante il Regno Unito abbia eliminato tutte le restrizioni, a partire dal 19 luglio scorso, il numero dei contagi sia in diminuzione, a dispetto delle previsioni avanzate da altri esperti che prevedevano una rapida impennata dei casi. Una notizia che però, evidenzia Zangrillo, ha trovato scarso risalto nei media italiani.

Il giorno precedente, domenica 25 luglio, il professore commentando le polemiche sul green pass, non ha risparmiato una “stoccata” al giornalismo e alla politica, definiti “da pollaio“: “I giovani italiani ci daranno una lezione vaccinandosi. Le sterili e fuorvianti polemiche sul #GreenPass sono solo l’ultima puntata di un giornalismo e una politica da pollaio.

Sabato 24 luglio invece il professore ha pubblicato i dati relativi alla situazione Covid del “suo” ospedale, il San Raffaele, che nella settimana dal 17 al 24 luglio ha registrato 16 accessi covid al Pronto soccorso, pari all’1,4% degli accessi totali. Di questi 15 sarebbero riconducibili a persone non vaccinate, mentre uno aveva ricevuto la prima dose. L’età media è di 39 anni. Nello stesso periodo ci sono stati 12 pazienti dimessi e 4 nuovi ricoverati, non in terapia intensiva. L’età media di questi è di 54 anni, e sarebbero tutti non vaccinati.

Dati che Zangrillo commenta, telegraficamente, con le seguenti parole: “1) Creare allarme è ingiustificato. 2) La realtà clinica è questa. 3) Il vaccino protegge”.

Mercoledì 21 luglio invece Zangrillo ha divulgato i dati relativi alla mortalità da Covid19 nei giovani: “Dai dati ufficiali al 18 luglio 2021, in Italia i decessi da #COVID19 nei giovani (0,0083% negli under 30) sono in larga parte ascrivibili a soggetti fragili e non vaccinati.”

Sempre lo stesso giorno, nell’ambito di una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il professore del San Raffaele ha dichiarato: “Il mio compito di clinico è interpretare la realtà. Il 31 maggio 2020 dissi che il virus era clinicamente inesistente, perché nel mio ospedale da un mese non entrava un paziente da ricoverare per Covid. Oggi ripeterei esattamente la stessa cosa, perché nell’ultima settimana sono arrivati 11 contagiati di cui 8 rimandati a casa e 3 ricoverati per motivi non gravi“.

Anche in questa occasione il professore non ha perso l’occasione per criticare quanti suscitano preoccupazione nella popolazione mediante una comunicazione allarmante: “Ricordo all’inizio della pandemia, quando alle 18.00 la Protezione civile snocciolava numeri veri, ma che ripetuti ogni giorno drammatizzavano la situazione. Spaventare le persone non è mai educativo“. E attualmente, secondo il professore, “non c’è correlazione tra ciò che viene comunicato e quello che accade. Le previsioni, per esempio, sono sempre negative e scoraggiano la popolazione“.

Prese di posizione, quelle del prof. Zangrillo, che difficilmente passano inosservate, e che suscitano reazioni contrastanti. Alcune persone plaudono al suo pragmatismo e alla volontà di non volere suscitare allarmismo, mentre altri lo considerano

Le esternazioni del prof. Zangrillo sui social suscitano le reazioni più disparate. Alcuni lo applaudono e lo sostengono con forza, mentre altri lo contestano con veemenza, ritenendo che sottovaluti i rischi relativi alla pandemia. In ogni caso si tratta di uno dei più affermati professionisti italiani, come si evince dal suo curriculum vitae, sul quale può vantare di essere l’autore di oltre 800 pubblicazioni scientifiche, delle quali oltre 400 su riviste internazionali indicizzate e citate più di 10.000 volte. Risultati di tutto rispetto che, dati alla mano, in pochi possono vantare.

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