AlimentazioneBlogEconomiaIn Evidenza

Made in Italy, +7,5% export formaggi italiani all’estero ma è ancora allarme italian sounding

Record storico per gli acquisti di formaggi italiani nel mondo con un balzo del 7,5% delle esportazioni trainate anche dalla riapertura dei ristoranti al livello internazionale. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, relativi al primo quadrimestre 2021, che registrano un valore di oltre un miliardo di euro delle spedizioni all’estero.

Circa i 2/3 delle esportazioni sono dirette all’interno dell’Unione Europea dove si assiste a un aumento dell’8,8% mentre gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini comunitari con +12%: “Un risultato favorito anche dall’entrata in vigore l’11 marzo scorso dell’accordo tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Joe Biden sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing che – rileva la Coldiretti – ha eliminato i dazi aggiuntivi del 25% alle esportazioni in Usa di Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone”.

A pesare sui mercati internazionali è anche il cosiddetto “italian sounding” di prodotti senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese: “A taroccare il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi dalla Cina all’Australia, dal Sud America agli Stati Uniti. Negli USA il 99% dei formaggi di tipo italiano sono tarocchi nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola. Ma sul mercato dell’italian sounding – continua la Coldiretti – si è buttata anche la Russia dove l’embargo ai prodotti italiani per il braccio di ferro con l’Unione europea ha favorito la nascita e la proliferazione di brutte copie russe del Made in Italy”.

Fra le brutte copie dei prodotti caseari nazionali nel mondo, in cima alla classifica c’è la mozzarella, seguita dal Parmesan, dal provolone, dalla ricotta e dal Romano realizzato però senza latte di pecora: “La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori”.

Immagine di copertina: Sfondo foto creata da wirestock – it.freepik.com

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button