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UK, Covid-19 e crisi del lavoro. Ma il vero problema è la Brexit?

Gli effetti sul lavoro della Brexit e della pandemia aggravano la mancanza di manodopera in alcuni settori chiave come ristoranti, trasporti e costruzioni.

Gli effetti della Brexit stanno cominciando a farsi sentire. Il commercio con l’UE è in sofferenza e gli investimenti esteri si stanno dirigendo altrove. Nessuna delle due tendenze è temporanea. D’altra parte, i Brexiter rimangono ampiamente convinti che l’indipendenza dai tribunali dell’UE e il controllo dei confini della Gran Bretagna valgano qualsiasi danno a breve termine causato dall’abbandono del seggio a Bruxelles. Oltre a questo, la pandemia sta complicando il quadro.

La carenza di manodopera nel Regno Unito è peggiorata negli ultimi mesi, con alcune aziende che chiedono al governo di agire con urgenza. Secondo un sondaggio della British Chamber of Commerce, a cui hanno partecipato più di 5.700 aziende, il 70% ha avuto problemi a trovare personale nel secondo trimestre del 2021. Il settore più colpito è l’edilizia, dove questa percentuale è salita all’82%, seguita da hotel e ristoranti (76%).

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio nazionale di statistica (ONS), il numero di offerte di lavoro pubblicate tra aprile e giugno ha superato i livelli pre-pandemia: 862.000, quasi il 10% in più rispetto a quelle registrate tra gennaio e marzo 2020. La sfida di coprire tutte le posizioni aperte è ardua: dopo una pausa forzata a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19, la situazione si è complicata per l’esodo degli stranieri scatenato dai lockdown e dalla fine della libera circolazione dei lavoratori provenienti dall’UE, già a gennaio.

Secondo un rapporto della Confederazione per l’occupazione e la selezione del personale, il numero di lavoratori disponibili ha registrato il calo maggiore dal 1997. Uno dei settori più colpiti è quello del trasporto dove si registra la peggiore carenza di manodopera degli ultimi sette anni. In passato, si stima che fossero necessari tra i 50.000 e i 60.000 autisti, ora ne servono circa 75.000. Storicamente, la flotta di autisti è in gran parte composta da europei dell’Est, che hanno lasciato le loro famiglie nei loro paesi per inviare loro denaro ogni mese. Tuttavia, da quando la sterlina è affondata a causa della Brexit, hanno iniziato a tornare a casa. La K Road Transport Association ritiene che, in totale, ne siano partiti circa 15.000.

A ciò si aggiungono gli effetti della pandemia, che lo scorso anno ha portato all’annullamento di 30.000 esami per ottenere la patente di guida di camion. Insieme a quello del trasporto su strada, in difficoltà sono il settore dell’ospitalità, vendita al dettaglio, costruzioni, bar e ristoranti.

Fonte: EL PAÍS

Immagine di copertina: Lavoro foto creata da freepik – it.freepik.com

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