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Tutela delle api, ci sono cattive notizie: anche il nuovo pesticida le uccide

Un nuovo studio mette sotto accusa il flupyradifurone, pesticida di nuova generazione che avrebbe dovuto essere sicuro per le api. Ma una esposizione prolungata sembra alterarne il comportamento e condurle ad una morte precoce.

Sembra non esserci tregua per il più importante degli insetti impollinatori, le api. Dopo che negli ultimi lustri diversi pesticidi sono stati messi al bando proprio perché nocivi nei loro confronti, una ricerca internazionale coordinata dall’Università di Torino pone sotto accusa il flupyradifurone, un pesticida di nuova generazione considerato sicuro per le api. Stando a quanto emerso, questo pesticida non solo sarebbe capace di ucciderle, ma ne modificherebbe il comportamento, anche con una esposizione limitata.

Lo studio, condotto da una equipe guidata dal prof. Simone Tosi, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino, e pubblicata sulla rivista “Communications Biology”, del prestigioso gruppo Nature, ha condotto un’ampia sperimentazione su molteplici sottospecie di api, in modo da valutare gli effetti a breve e lungo termine dell’esposizione al fitofarmaco. E’ stato riscontrato che l’aumento dell’uso dei pesticidi provoca un decadimento dello stato di salute delle api e degli altri insetti, mettendo a rischio l’impollinazione degli ecosistemi naturali e agricoli. Per arrivare a tale conclusione gli studiosi hanno valutato gli effetti del flupyradifurone in sette diversi laboratori europei e nordamericani, i quali hanno applicato il medesimo protocollo, che consiste nell’esporre diverse sottospecie di api a vari livelli di contaminazione. Ne è emerso che una prolungata esposizione aumenta la mortalità delle api, e che già a basse dosi il fitofarmaco aumenta il numero degli insetti che evidenziano comportamenti anomali, quali iperattività e perdita della coordinazione.

Il flupyradifurone è un insetticida neurotossico sistemico, impiegato a partire dal 2014 per tenere alla larga numerose specie di parassiti da molteplici tipi di colture, tra cui alcune dotate di fiori e visitate dalle api. Tutti gli studi condotti prima che fosse dato il via libera alla commercializzazione del prodotto però si erano limitati ad analizzare gli eventuali effetti nocivi a breve termine, senza prendere in considerazione quelli che possono sopraggiungere nel lungo periodo. Gli effetti nocivi di molti pesticidi largamente utilizzati possono dunque essere sottostimati. Anche se le api non muoiono immediatamente dopo l’esposizione al principio attivo, questo può provocare alterazioni che portano l’insetto a morire prematuramente. Sarebbe il caso pertanto, di prevedere questo tipo di valutazioni per tutti i nuovi pesticidi, già autorizzati o in via di autorizzazione.

Per tutelare le api e il nostro ambiente, gli effetti letali e comportamentali a lungo termine dovrebbero essere regolarmente valutati, proprio perché i nostri risultati sollevano preoccupazioni sull’impatto cronico dei pesticidi sulla salute degli impollinatori su scala globale” ha commentato il prof. Tosi.

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