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Soccorre alcuni cani randagi, aggredita da 4 persone ricercatrice in vacanza in Calabria

Aggredita a calci e pugni per avere prestato soccorso ad alcuni cani randagi mentre si trovava in vacanza in Calabria. E’ la disavventura vissuta dalla ricercatrice Beatrice Lucrezia Orlando, che tramite Facebook nei giorni successivi ha raccontato la sua disavventura. Massacrata di botte da quattro persone nell’indifferenza generale.

Hanno bloccato la strada che stava percorrendo per fare rientro nella sua abitazione e l’hanno violentemente aggredita con calci e pugni, provocandole multiple lesioni e fratture. E’ quanto è avvenuto a Tortora, un piccolo comune in provincia di Cosenza, e che vede protagonista Beatrice Lucrezia Orlando, una ricercatrice romana di 42 anni, “colpevole” di avere prestato soccorso e salvato la vita ad alcuni cagnolini abbandonati per strada. Ad aggredirla quattro persone, appartenenti allo stesso nucleo familiare: moglie e marito, il figlio di questi e la sua fidanzata.

La vicenda è venuta alla ribalta grazie alla denuncia pubblica effettuata dalla ricercatrice tramite Facebook, dove ha divulgato le foto delle lesioni e delle tumefazioni rimediate a seguito dell’aggressione.

“Aggredita. In mezzo alla strada da quattro vicini del mare. Senza motivo. Non aggiungo i commenti sulle varie. I lividi e i buchi in faccia sono il minimo. Ero in bici per i fatti miei – si legge nel nel lungo post di sfogo condiviso sui social – neanche li conosco. Davvero. Non gli ho fatto niente. Mi hanno rotto anche i denti. Aggredita da quattro. Non fotografo il resto del corpo, devo davvero dire di dove sono? No. Non stranieri. Fa notizia oppure no? Vogliamo agire prima?”.

La donna, che presta servizio come ricercatrice presso l’Università degli Studi di Ferrara, si trovava in Calabria in vacanza. Intervistata dal Corriere della Sera, ha raccontato di essere uscita a passeggio con il proprio cane, quando i guaiti provenienti da sotto un’auto parcheggiata poco distante dalla sua abitazione hanno richiamato la sua attenzione. La donna ha riportato a casa il suo cane, ed è tornata sul posto per capire di cosa si trattasse. Si è trovata davanti ad una cagnolina, denutrita ma provvista di collare, insieme a tre cuccioli altrettanto debilitati.

Vista la situazione la ricercatrice ha pensato di contattare l’Enpa, i cui volontari però sarebbero potuti intervenire solo dopo un paio di giorni. La 42enne ha quindi deciso di prestare soccorso ai cagnolini, ma quando è tornata sul posto per dare loro acqua fresca e cibo, si è trovata davanti una donna, la quale le ha rivolto delle minacce e l’ha accusata di avere portato i cani nella sua proprietà. Per timore che la situazione potesse degenerare Beatrice è rientrata in casa, seguita dai cagnolini, ai quali la ricercatrice ha permesso di entrare all’interno del giardino, in attesa dell’intervento dell’Enpa, che in seguito come previsto ha soccorso i quattro cani.

Sembrava che la vicenda fosse finita lì, ma purtroppo le cose sono andate diversamente. Due giorni dopo il ritrovamento dei cagnolini, dopo l’intervento dell’associazione animalista, mentre Beatrice tornava a casa in sella ad una bicicletta, si è vista sbarrare la strada da un’automobile con a bordo quattro persone, tra le quali la donna che le aveva rivolto le minacce due giorni prima. Il gruppo è sceso dall’automobile e l’ha aggredita violentemente. La prima persona che ha alzato le mani è stata proprio la donna, che l’ha schiaffeggiata e le ha graffiato il viso. Il marito di questa le ha afferrato le mani per tenerla ferma, mentre il figlio con le unghie le ha ferito la schiena e ha provato a tapparle la bocca, per evitare che potesse chiedere aiuto. Ha poi iniziato a prenderla a pugni su tutto il corpo.

Nonostante la strada dove ha avuto luogo l’aggressione fosse molto trafficata, nessuno si è fermato per interrompere l’aggressione e soccorrere la ricercatrice, che dopo le numerose percosse è riuscita a tornare a casa trascinandosi. Il giorno seguente gli aggressori continuavano a passare dal suo giardino, in segno di sfida, e attraverso dei conoscenti le hanno fatto sapere che se si fosse rivolta alle forze dell’ordine sarebbe morta. La 42enne ha deciso comunque di rivolgersi ai Carabinieri per denunciare, e dopo qualche giorno ha reso pubblica la vicenda, pubblicando su Facebook le foto che mostrano i segni delle percosse subite sul volto.

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