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Perché abbiamo bisogno delle aeree verdi?

Quando si parla di cambiamento climatico le città potrebbero apparentemente non sembrare coinvolte in questa problematica ma seppur negli anni passati questo concetto era strettamente connesso solo all’immagine della siccità o alla distruzione delle foreste, oggi gli studi hanno fatto dei progressi significativi e si stanno trovando nuovi “attacchi” da parte di questo mostro ambientale.

Al fine di sensibilizzare su questi aspetti della realtà che stanno diventando sempre più discussi sono nati blog, Podcast e canali per la creazione di contenuti che parlano di come la distruzione del nostro pianeta stia avvenendo dalle nostre case. Tra questi vi è un podcast “Greenpizza” di Greenpeace Italia che affronta diversi temi legati all’ambiente e alla sostenibilità. Oggi voglio sottolinearne uno che in maniera leggera e frizzante sensibilizza sulle problematiche profonde del cambiamento climatico riversato nelle città; il titolo è “Un bosco verticale sulla Tiburtina si può fare?” In questo podcast vengono intervistati due personalità molto attive nel mondo green italiano che sono Martina Borghi, responsabile campagna Foreste di Green Peace Italia e l’architetto Stefano Boeri.

La  responsabile Borghi ha parlato di come ,ancora oggi, la più grande fetta della popolazione mondiale vive nelle città e che circa il 70% delle emissioni climatiche globali provengono dalle città stesse e ha sottolineato un concetto molto veritiero seppur ancora poco noto, gli effetti del cambiamento climatico sono visibili nelle città e vanno di pari passo con la crescente sensazione di impossibilità a vivere in maniera ottimale la realtà cittadina per mancanza di aree verdi, pedonali, insufficienza del trasporto pubblico, piste ciclabili, mancanza di prodotti locali o banalmente di buona qualità. La pandemia ha reso ancora più evidenti le problematiche che rendono le nostre città dei posti in cui non ci sentiamo al sicuro dal punto di vista ambientale e sanitario, motivo per cui sono stati riscoperti i borghi e vi è stata una fuga dalle grandi città.

La Fondazione CMCC (CENTRO EURO-MEDITERRANEO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI) ha svolto uno studio sull’analisi del rischio dei cambiamenti climatici in sei città d’Italia che mostra uno spaccato della situazione attuale di Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia. 

Dagli studi è stato riscontrato che le città, seppur diverse, hanno in comune il fatto di aver raggiunto temperature medie fortemente più alte negli ultimi 30 anni e che i dati parlano di una crescente possibilità di ondate di calore e alluvioni urbani.

Ma quindi qual è la soluzione? Investire nel verde, creare delle soluzioni accessibili per tutti in cui venga restituito il rapporto tra uomo e natura, come suggerisce Martina Borghi, e a questo proposito il team di Greenpeace ha realizzato una Green city map consultabile online che permette di verificare quale sia la zona verde o servizi green il più vicini a noi. Investire sulle aree verdi non significa solo salvaguardare l’ambiente ma anche la salute per i suoi cittadini e garantire una inclusione sociale.

A questo proposito è stato intervistato Stefano Boeri, conosciuto per il “Bosco verticale” e diversi progetti per la città Foresta. Boeri sostiene che il verde nelle città è fondamentale perché diminuisce la c02, ci fa respirare, aiuta a controllare il surriscaldamento delle città ma è anche luogo di interazione sociale per una città sostenibile a 360 gradi, motivo per cui il progetto bosco verticale sta diventando sempre più accessibile anche a livello di costi; basti pensare che uno dei suoi lavori green è diventato una residenza per universitari in periferia a Milano e non si esclude un progetto per la zona di Tiburtina di Roma.

Grazie a queste riflessioni possiamo sicuramente esprimere a gran voce il compito del verde nelle nostre città che non è solo decorazione ma il polmone da cui respira l’aria del cambiamento.

Immagine di copertina: City vector created by freepik – www.freepik.com

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