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Nuove tecnologie a supporto della vita nello spazio

La corsa all’esplorazione spaziale rappresenta un acceleratore per la messa a punto di soluzioni tecnologiche. In particolare, l’ENEA, nel campo della space economy, sta lavorando a progetti condotti a livello nazionale ed europeo per realizzare orti spaziali, serre hi-tech dentro speciali igloo, sistemi biorigenerativi per il riciclo di risorse ed energia sulle stazioni orbitanti.

Tra i vari progetti in essere, c’è VGELM che punta a realizzare un orto hi-tech per coltivare micro-verdure sulla Luna. Si tratta di bioeconomia spaziale, ambito nel quale si colloca in prima linea la Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e altre istituzioni di ricerca come CNR, Università Federico II di Napoli e Sapienza Università di Roma.

Secondo i dati ASI, rilanciati da ENEA, l’industria spaziale italiana vanta oltre 200 imprese con competenze di eccellenza su attività upstream e downstream, 12 distretti tecnologici, un cluster tecnologico aerospaziale, tre associazioni industriali, startup e grandi aziende esportatrici di tecnologie spaziali e sistemi complessi: “Con oltre 2 miliardi di euro di fatturato annuo e 7 mila addetti, oggi l’Italia è tra le poche nazioni al mondo a disporre di una filiera industriale nazionale completa con competenze uniche riconosciute a livello internazionale, nate anche grazie alla collaborazione tra ricerca pubblica e imprese di settore, e finalizzate alla esplorazione umana dello spazio” si legge nella nota stampa.

Altre ricerche multidisciplinari di frontiera nel campo delle biotecnologie per sistemi di coltivazione d’avanguardia, si riferiscono al progetto BIOxTREME sulla risposta delle piante agli stress spaziali. A questo si è affiancato il HORTSPACE per lo sviluppo di un prototipo di coltivazione idroponica in ambiente controllato e la selezione di varietà di piante “fortificate”, i cosiddetti “ideotipi”, per una maggiore resistenza e resilienza alle condizioni estreme dello spazio. Tra le innovazioni più recenti c’è anche GREENCUBE, un micro-orto che verrà lanciato a bordo di un mini-satellite sul vettore VEGA-C dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per lo studio del comportamento delle piante nella media orbita terrestre, dotato di tecnologie innovative e sensoristica avanzata per il monitoraggio da remoto.

Queste sfide cercano di rispondere alla necessità di cibo, acqua e aria che devono poter essere rigenerati e riciclati in modo da garantire la sopravvivenza degli equipaggi. Le piante, in particolare, hanno un ruolo chiave come fonte di cibo fresco.

Altre sfide puntano a ricostruire “tecno-ecosistemi” spaziali per il riciclo di risorse ed energia e una gestione sempre più autonoma delle risorse primarie, come quelli del progetto ReBUS: ecosistemi artificiali basati sull’interazione tra uomo, piante e microrganismi, in cui ogni componente biologica utilizza come risorsa i prodotti di scarto del metabolismo degli altri. Oltre all’acqua, anche i residui alimentari, le parti vegetali non edibili, i reflui, la carta usata per l’igiene personale e ambientale, le plastiche sono componenti preziosi che, opportunamente trattati tramite processi innovativi, possono essere convertiti in elementi reinseribili nel ciclo produttivo come fertilizzanti per la crescita delle piante.

Immagine di copertina: Astratto foto creata da kjpargeter – it.freepik.com

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