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L’ondata di caldo anomalo che ha investito il Canada deve preoccupare anche noi

Centinaia di vittime nella provincia canadese della British Columbia, dove le temperature per la prima volta si sono avvicinate alla soglia dei 50 gradi. Oggi assistiamo da ‘spettatori’, ma in futuro potrebbe toccare anche a noi.

Nella British Columbia, la provincia più occidentale del Canada, il bilancio delle vittime dovute alla terribile ondata di calore che ha colpito il paese a partire dallo scorso venerdì si conta ormai nell’ordine delle centinaia di unità. Secondo le autorità locali nell’ultima settimana almeno 486 persone sono morte improvvisamente per cause legate alle elevate temperature, un numero di decessi superiore a quello provocato dal Coronavirus negli stessi giorni. Oltre un quarto delle vittime sono state registrate nella sola zona di Vancouver, dove la terribile onda di calore ha costretto le autorità a chiudere persino i centri vaccinali.

Per sfuggire al caldo insopportabile molti cittadini – quelli che possono permetterselo – hanno cercato riparo nelle camere degli hotel dotate di aria condizionata. Il calore a Vancouver ha raggiunto livelli tali che, secondo quanto riportato dal New York Times, alcuni cittadini hanno cotto le uova adagiandole sulle terrazze. A Lytton, piccola località rurale abitata da poche centinaia di persone, è stata disposta l’evacuazione della zona dopo che un pericoloso incendio stava mettendo a rischio le zone residenziali. Le temperature estreme registrate, che hanno raggiunto i 49,5 gradi, aumentano sensibilmente il rischio di incendi: ed i meteorologi non escludono che tale record possa essere addirittura superato.

Gli Usa alle prese con una pesante siccità ed il rischio di nuovi incendi

Temperature elevate anomale sono state registrate anche nella costa occidentale degli Stati Uniti, dove all’eccessivo calore sono stati attribuiti una quindicina di decessi. A Seattle la temperatura ha raggiunto i 42 gradi, mentre a Portland addirittura i 46. Anche in questi casi si tratta di un record. Gli Stati della costa occidentale americana sono in allerta sul fronte degli incendi, che un anno fa distrussero 4 milioni di ettari. Gli Stati della costa del Pacifico, dallo Stato di Washington alla California, passando per l’Oregon, si trovano inoltre a fare i conti con una pesante siccità.

Per ora siamo solo spettatori

Proprio nei giorni in cui ha avuto inizio la pesante onda di calore in Canada, sulle colonne di Opera2030 avevamo anticipato i contenuti del nuovo allarmante rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, il quale tra gli scenari apocalittici previsti nel caso in cui l’umanità non corra ai ripari, prevede scenari come quelli che si stanno verificando in questi giorni. E se oggi abbiamo la “fortuna” di assistere a questo scempio da spettatori, in futuro potremmo trovarci anche noi a vivere scenari simili. Del resto nei giorni scorsi nel sud Italia si sono verificate punte di 46 gradi, e arrivare a sfiorare i 50 non appare dunque una possibilità fantascientifica.

Pecoraro Scanio: “resta poco tempo, intervenire subito”

Quanto accaduto in Canada è stato riportato da tutte le testate giornalistiche ed i notiziari, ma da parte della politica abbiamo assistito a poche, deboli, prese di posizione. Fa eccezione l’ex Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, in prima linea sulle tematiche ambientali ormai da decenni. Il presidente della Fondazione Univerde e promotore di Opera2030 sulla sua pagina Facebook ha commentato la notizia rivolgendo un appello affinché il governo intervenga e faccia la propria parte per invertire la rotta.

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