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In arrivo l’anticorpo monoclonale italiano che può neutralizzare tutte le varianti, ma i tempi sono lunghi

In questi giorni in cui cresce la preoccupazione per l’aumento dei contagi ed il dilagare della variante Delta, dal fronte della lotta al coronavirus arriva finalmente una buona notizia. Un anticorpo monoclonale di produzione italiana, che ha già superato la prima fase di test, risulta efficace contro tutte le varianti scoperte fino a questo momento. Ma la strada da percorrere per arrivare alla sua approvazione è ancora lunga e piena di ostacoli.

Si tratta di un anticorpo monoclonale di seconda generazione, che a differenza degli altri attualmente autorizzati, potrà essere somministrato presso il domicilio del paziente, con una semplice iniezione, senza necessitare di ospedalizzazione. Inoltre sarebbe in grado di neutralizzare tutte le varianti del virus SarS-CoV2 scoperte fino ad oggi. Ma la strada necessaria per arrivare all’approvazione del farmaco è ancora lunga, visto che fino a questo momento è stata superata solo la prima delle tre fasi di test necessarie per ottenere l’autorizzazione. Inoltre per effettuare le prossime fasi di test dovranno essere superati due ostacoli non di poco conto: la mancanza di finanziamenti e di candidati pazienti.
E’ quanto ha reso noto il microbiologo Rino Rappuoli, medaglia d’oro al merito della sanità pubblica nel 2005 e attuale direttore scientifico e responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna presso GlaxoSmithKline Vaccines di Siena, in occasione della Giornata del Ricercatore all’Ics Maugeri di Pavia.

Lo scienziato ha spiegato che per completare la fase 2 e 3 è necessario che i test siano effettuati su un campione di 800 individui a cui è stata riscontrata la positività al tempone. Ma da maggio a oggi sono riusciti a reclutarne solo un centinaio, in quanto stabilire un contatto con eventuali candidati risulta difficoltoso a causa delle normative sulla privacy. In un contesto come quello attuale, i tempi necessari per completare le due fasi di test non sono dunque prevedibili. Per risolvere la questione la Regione Toscana sta divulgando su internet la possibilità di fare ricorso al monoclonale, ma qualora non si riesca a sbloccare la situazione, non ci saranno alternative a continuare il lavoro all’estero.

In Italia si può fare una buona ricerca, ma attualmente mancano ancora finanziamenti per avere laboratori competitivi a livello internazionale” ha dichiarato Rappuoli, che conclude auspicando che le risorse del Pnrr possano essere usate anche per fare gli investimenti necessari in questo ambito.

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