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Centrale nucleare in zona sismica: il progetto ungherese fa paura all’Austria

L’espansione della centrale nucleare di Paks, in Ungheria, suscita la preoccupazione della vicina Austria in quanto i nuovi reattori sarebbero costruiti vicino ad una faglia sismica attiva.

Il progetto ungherese di espandere la centrale nucleare di Paks, – già in funzione dagli anni ’80 – costruendo due nuovi reattori, preoccupa la vicina Austria, in quanto questi dovrebbero sorgere nelle vicinanze di una faglia sismica, con tutti i rischi che questo potrebbe comportare. Secondo le autorità austriache, che hanno commissionato uno studio all’Università di Vienna, il progetto non soddisferebbe gli standard internazionali di sicurezza richiesti per questo tipo di impianti. Il sito dove dovrebbero essere costruiti i nuovi reattori dista pochi km dalla omonima cittadina di Peks, dove vivono 20mila persone, e ad un centinaio dalla capitale ungherese Budapest. L’Austria invece dista, in linea d’aria, poco più di 200km.

Il prof. Kurt Decker, geologo dell’Università di Vienna esperto di tettonica e rischi sismici e coautore dello studio, la ricerca avrebbe confermato la presenza di faglie attive nelle vicinanze del sito “Peks II”, dove le autorità ungheresi intendono costruire i due nuovi reattori da 1,2 gigawatt. Lo studio conclude che “il sito di Paks II dovrebbe essere ritenuto non idoneo alla costruzione di una centrale nucleare“, ma l’Agenzia ungherese per l’energia atomica (HAEA) ha già dato un primo via libera ai lavori per l’installazione dei due nuovi reattori, di provenienza russa.

Franz Meister dell’Agenzia austriaca per l’ambiente sostiene che il progetto non rispetterebbe nemmeno le leggi ungheresi in materia, e che la costruzione della centrale andrebbe fermata, in quanto, spiega, “la linea della faglia attraversa il cantiere”. L’esperto ha evidenziato che la vicinanza della faglia in questione pone in una situazione di rischio anche i quattro reattori nucleari dell’attuale centrale, ai quali in passato sono stati effettuati degli interventi proprio per ridurre i pericoli derivanti da un eventuale terremoto.

Il geofisico ungherese Tamás János Bodoky sostiene che le autorità ungheresi non avrebbero valutato correttamente i rischi del progetto, e che anche se le possibilità che si possa verificare un incidente sono molto basse, non dovrebbero essere minimizzate. Bodoky ritiene che dovrebbero essere disposti, da parte del governo ungherese, dei nuovi esami. Di diverso avviso le autorità ungheresi, che hanno comunicato che l’Agenzia per l’energia nucleare rilascerà il permesso per i lavori di espansione il prossimo settembre.

Sullo sfondo dell’opera ci sono gli interessi della Russia in Europa. Il progetto infatti sarebbe finanziato in larga misura da un prestito concesso da Mosca. Si parla di un finanziamento di 10 miliardi su un costo totale che dovrebbe aggirarsi intorno ai 12,5 miliardi di euro. A costruire gli impianti dovrebbe essere la società statale russa Rosatom.

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