CAMBIAMENTI CLIMATICI INCIDONO SU RACCOLTA GRANO ITALIANO: -10%. RECORD STORICO EXPORT PASTA PER 3,1 MLD
La trebbiatura è iniziata in anticipo, con l’arrivo del caldo torrido a fine giugno, stimata in calo del 10%, nonostante l’aumento delle superfici coltivate. La causa: il clima pazzo che ha fatto registrare una fredda primavera dopo un inverno mite. Spinta della domanda mondiale di pasta, favorita dalla pandemia. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti.
L’aumento della domanda di grano tricolore è spinto dal record storico messo a segno dalle esportazioni nazionali di pasta che hanno fatto registrare un balzo del 15% per un valore di 3,1 miliardi di euro nel 2020 ma ad aumentare nel corso dell’anno sono stati anche i consumi interni saliti dell’8,9 % per effetto dell’emergenza Covid, che ha favorito il ritorno in cucina con il piatto più amato dalle famiglie italiane.
Una situazione che insieme all’elevata qualità del grano nazionale e alle proiezioni di calo nelle rese porta le quotazioni a valori tra i 29 ai 30 centesimi al chilo, all’inizio della stagione di raccolta.
A colpire i campi nazionali sono stati in particolare i cambiamenti climatici che – evidenzia la Coldiretti – hanno provocato una riduzione delle rese con un raccolto che dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,769 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta e grano tenero per pane e biscotti.
Si tratta della coltivazione più diffusa nelle aziende agricole italiane con la Puglia che è la regione della Penisola con la maggiore produzione grazie ad oltre 360mila ettari seguita dalla Sicilia con 264mila ettari, mentre nel resto della penisola le coltivazioni sono concentrate in Emilia Romagna con 193mila ettari, in Basilicata con 122mila ettari, nelle Marche con 114mila ettari, in Toscana con 83mila ettari, in Piemonte con 62mila ettari e in Lombardia con 60 mila ettari.
Un trend spinto dalla crescente richiesta di prodotti 100% Made in Italy da parte dei consumatori. Infatti secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ l’82% degli italiani con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti tricolori per sostenere l’economia e il lavoro del territorio. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione. Una svolta favorita anche dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta sotto il pressing delle battaglie degli agricoltori della Coldiretti.
Le industrie di trasformazione stanno quindi adeguando gli approvvigionamenti e le proprie linee di produzione anche attraverso accordi per aumentare le coltivazioni in Italia. In questo contesto – sottolinea la Coldiretti – un segnale importante viene dal moltiplicarsi di marchi di pasta che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni fa. Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e assicurino la sostenibilità della produzione in Italia.
Un impegno importante per garantire la sovranità alimentare del Paese e ridurre la dipendenza dall’estero in un momento in cui l’emergenza coronavirus ha evidenziato tutte le criticità del commercio internazionale.
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