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Anche l’Italia ha il suo (profumatissimo) distretto della lavanda

Il progetto “La Valle dei Profumi”, partito nelle colline del pisano nel 2015, ha dato vita ad una filiera tutta italiana della lavanda, coltivazione caratteristica della regione francese della Provenza.

Le campagne della Toscana si tingono di viola. A fianco dei classici campi di girasole, fotografati dai turisti di tutto il mondo, ai campi di ulivi e ai famosi vitigni toscani, ora troviamo anche distese di profumata lavanda. A portare il classico fiore provenzale nel cuore della Toscana, precisamente nelle colline di Santa Luce, in provincia di Pisa, è stato un progetto denominato “La Valle dei Profumi”, che ha dato vita ad una vera e propria filiera di piante officinali, che si stanno imponendo come una importante fonte di reddito per le piccole aziende agricole che caratterizzano il territorio.

Dalla lavanda qui coltivata vengono elaborati oli essenziali impiegati nel settore cosmetico ed in quello alimentare, ma i campi di lavanda toscani stanno diventando anche un’attrazione per i numerosi turisti che ogni anno si immergono nelle suggestive colline della regione.

Secondo Coldiretti Pisa, negli ultimi anni le coltivazioni di piante officinali nel pisano sono costantemente aumentate, tanto che le superfici a loro dedicate sono decuplicate nell’arco dell’ultimo decennio, così come è aumentato il numero di aziende agricole che hanno convertito in tale direzione parte delle coltivazioni. La Valle dei Profumi ne è un significativo esempio, essendo il progetto partito nel 2015 con 2 ettari coltivati a lavanda, che negli anni successivi sono costantemente aumentati fino ad arrivare agli attuali 18 ettari. Un trend che si è verificato anche nel resto della regione, dove le aziende che coltivano lavanda sono un centinaio, per un totale di circa 250 ettari di coltivazioni dedicate alla profumata pianta viola.

In Italia le aziende agricole che coltivano anche piante aromatiche, medicinali e da condimento sono circa tremila, con una superficie totale dedicata a queste di settemila ettari. Una produzione nettamente insufficiente rispetto alle necessità del mercato. Secondo Coldiretti le coltivazioni nazionali riescono a soddisfare solo il 30% della richiesta, mentre il grosso, pari al 70%, proviene dall’estero. Si tratta pertanto di un settore, secondo il Presidente di Coldiretti Pisa, Fabrizio Filippi, dotato di una grande potenzialità. Filippi sottolinea inoltre come la filiera delle erbe officinali, ed in particolare proprio della lavanda, rappresenti un elemento per promuovere il territorio e attirare turisti. “La filiera delle erbe officinali è capace di catalizzare l’interesse dei turisti, e le aziende del territorio hanno dato vita a percorsi didattici e altre iniziative di intrattenimento” ha spiegato il Presidente di Coldiretti Pisa.

In questo periodo dell’anno, che i campi di lavanda si trovano nel momento di massimo splendore, sono numerosi i turisti che si fermano lungo le strade a fianco dei campi di lavanda per fare una passeggiata nei campi e scattare qualche foto. Che spesso finiscono pubblicate nelle reti social, divenendo un ottimo veicolo di promozione turistica e del territorio.

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Le piante officinali utilizzate nel nostro paese sono poco meno di trecento. Tra queste – rende noto la Coldiretti – ci sono basilico, menta peperita, vari tipi di stevia, peperoncino, tarassaco, maggiorana, rosmarino, salvia, eucalipto, zafferano, camomilla e molte altre. Il loro impiego è variegato: dall’erboristeria alla farmaceutica, passando per la cosmesi, il mercato dei liquori, la profumeria, e ancora l’industria dolciaria ed i prodotti per l’igiene e molto altro. A fare la parte del leone in questo mercato è la Cina, che rappresenta il più grande produttore al mondo, ed è da qui che provengono circa un quarto di quelle utilizzate nel nostro paese.

Si tratta di prodotti che in molti casi non risultano conformi agli standard di sicurezza alimentare e ambientale richiesti in Italia, come emerge anche dal fatto che secondo il Sistema di allerta rapido europeo (Rassf) i prodotti cinesi sono tra i primi nella classifica degli allarmi alimentari. Inoltre in molti casi i prodotti vengono coltivati in contesti non rispettosi dei diritti dei lavoratori. A questo proposito Coldiretti invoca che tutti i prodotti esteri che entrano nel mercato italiano ed in quello europeo, rispettino standard qualitativi equiparabili a quelli europei, sotto il profilo di salute, ambiente e lavoro. Per contrastare la concorrenza sleale e offrire ai consumatori la possibilità di effettuare acquisti consapevoli, la principale organizzazione agricola ritiene che sia necessario rendere obbligatoria l’etichettatura di origine dei prodotti officinali

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