Energie Rinnovabili

Record di energia eolica prodotta in UE nel 2023 ma gli obiettivi al 2030 sono ancora lontani. Italia può diventare il terzo mercato al mondo per eolico offshore galleggiante

Renexia, pioniere dell’eolico offshore nei mari italiani e nel Mediterraneo, auspica soluzioni a questioni cruciali quali normative stabili e lo sblocco delle autorizzazioni che creano un imbuto per gli sviluppatori di progetti. Le proposte del player per liberare il settore: revisione del sistema delle aste e introduzione di un tax credit a chi investe in tecnologie green.

I Paesi dell’Unione Europea hanno installato 17 GW di capacità eolica nel 2023, la portata più alta mai registrata: l’annuncio è dell’associazione WindEurope. Il settore sta prendendo slancio, anche se lentamente, con un aumento di 2 GW rispetto al 2022 e di circa 5 GW a confronto con il 2021. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi al 2030, le installazioni annuali di nuova capacità devono salire a 30 GW e i target del Green Deal europeo appaiono ancora lontani senza azioni urgenti a contrasto della crisi climatica, di promozione dell’innovazione, dell’occupazione green e della sicurezza energetica.

Molto ci si aspetta da quanto recentemente stabilito nel Pacchetto sull’energia eolica e nella seguente Carta europea dell’energia eolica, tanto che l’International Energy Agency – IEA stima che l’Europa sarà capace di installare 23 GW all’anno di nuova energia eolica nel periodo 2024-28. Al di là delle proiezioni, l’attuazione a livello di singoli Stati, di politiche e strumenti a sostegno dell’eolico, resta il cardine fondamentale per lo sviluppo del settore.

Le azioni previste dal Pacchetto sull’energia eolica, presentato dalla Commissione europea lo scorso ottobre, mirano a garantire un aumento significativo della produzione annuale e rafforzare la catena di approvvigionamento dell’energia eolica offshore a livello continentale.

Per uno sviluppo accelerato, un’adeguata, chiara ed efficiente progettazione delle aste è un punto chiave. La Commissione ha proposto una serie di criteri di pre-qualificazione per i progetti che determinano se un progetto può partecipare a un’asta di energia eolica: essi riguardano, tra gli altri, dati e sicurezza informatica, protezione ambientale e capacità di fornire risultati. Agli Stati membri viene richiesto, quale requisito fondamentale, di indicizzare correttamente i prezzi d’asta e le relative tariffe per riflettere eventuali aumenti dei costi di produzione. Il piano d’azione prevede inoltre una serie di misure per contribuire a finanziare gli investimenti in nuovi poli manifatturieri, infrastrutture, competenze e forza lavoro.

Carta europea dell’energia eolica: rafforzare l’industria di settore

Il raggiungimento dell’obiettivo recentemente concordato dall’UE di almeno il 42,5% di energia rinnovabile entro il 2030, con l’ambizione di raggiungere il 45%, richiederà un massiccio aumento della capacità eolica offshore installata. Il percorso di crescita del settore si trova ad affrontare una serie di sfide: per vincerle, il Pacchetto è stato accompagnato dall’impegno sottoscritto dai ministri dell’Energia dei 26 Stati membri che a dicembre hanno approvato la Carta europea dell’energia eolica.

Il documento vincola formalmente i rispettivi Paesi a intraprendere le azioni illustrate nell’ambito dello stesso Pacchetto. Le principali iniziative, concordate con la Carta, includono la necessità di un’ulteriore semplificazione delle autorizzazioni, il miglioramento della progettazione delle aste per la costruzione di nuovi parchi eolici, il sostegno finanziario pubblico per la produzione di turbine eoliche e per le infrastrutture chiave.

La Carta non è il primo passo nell’attuazione del Pacchetto sull’energia eolica. La Commissione europea ha infatti già lanciato un bando da 4 miliardi di euro nell’ambito del Fondo per l’innovazione, con sovvenzioni per promuovere la produzione di tecnologia green. Oltre a questo, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha modificato le regole di prestito per sostenere gli investimenti nelle industrie e ha lanciato un nuovo sistema di controgaranzie da 5 miliardi di euro per la produzione di turbine eoliche.

Firmando la Carta europea dell’eolico, i 26 Paesi si impegnano a pubblicare programmi d’asta chiari e piani decennali per l’espansione dell’energia eolica con una prospettiva al 2040. Per contribuire a sbloccare gli investimenti nella catena di valore dell’energia eolica in Europa, gli Stati membri potranno fare pieno uso della flessibilità prevista dalle norme rivedute sugli aiuti di Stato dell’UE: ciò consentirà ai governi di coprire una certa percentuale dei costi totali come, ad esempio, gli investimenti in nuovi stabilimenti per la produzione di componenti quali turbine eoliche. In merito alle infrastrutture, i governi hanno stabilito di aumentare i sostegni finanziari per porti, strade e reti elettriche connessi alla gestione degli impianti offshore.

Italia può ambire a terzo mercato al mondo per l’eolico offshore galleggiante

Guardando al contesto italiano, l’eolico offshore flottante è la tecnologia che nel nostro Paese, in base agli studi effettuati dal Politecnico di Torino, ha un potenziale di ben 207,3 GW, pari a 3,4 volte la potenza rinnovabile totale installata al 2022. Secondo le stime del Global Wind Energy Council, l’Italia potrebbe aspirare a diventare il terzo mercato a livello mondiale per lo sviluppo dell’eolico galleggiante. Motivi in più per raccogliere questa opportunità, ma i gap da colmare sono molti.

A tracciarli è Renexia, pioniere dell’eolico offshore con tecnologia galleggiante nei mari italiani e nel Mediterraneo con Beleolico, a largo nel golfo di Taranto, e il prossimo Med Wind, che sorgerà a circa 80 km dalla costa trapanese. Il player internazionale è convinto che in Italia si possa fare di più, su un’altra scala di grandezza e usando le tecnologie più innovative presenti sul mercato: parliamo di impianti progettati in mare aperto, lontano dalle coste, invisibili da terra e nel rispetto di ecosistemi e biodiversità.

La realizzazione di grandi impianti eolici offshore nel nostro Paese è fondamentale per contribuire in maniera sensibile al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi europei in termini di decarbonizzazione. È questa la posizione di Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, che in una nota diffusa in occasione dell’evento “ReNew Energies: indipendenza energetica sostenibile” – promosso da Fondazione UniVerde e Noto Sondaggi con main partner Renexia – ha sottolineato l’importanza di disporre di un quadro normativo e regolatorio stabile per abilitare investimenti e velocizzare gli iter autorizzativi dei nuovi impianti.

L’eolico offshore galleggiante può dunque rappresentare la nuova frontiera nella produzione di energia pulita per il nostro Paese: per raggiungere questo orizzonte, il Direttore Generale di Renexia auspica il superamento dell’attuale processo autorizzativo, lento e complesso, che a suo avviso presenta “strozzature nella fase successiva alla valutazione di impatto ambientale, nel momento in cui è necessario il coinvolgimento e il coordinamento degli enti locali per l’autorizzazione unica (AU)”.

Per evitare che i contingenti in asta vengano bloccati per progetti non effettivamente realizzabili, la proposta è di limitare l’accesso alle aste per le tariffe ai soli progetti che abbiano già ottenuto l’AU. Altro punto è affrontare con pragmatismo gli ostacoli agli investimenti. Per garantire che il settore eolico offshore possa operare in un ambiente giusto e competitivo, Toto evidenzia la possibilità di introdurre un tax credit, “per riconoscere un beneficio fiscale a chi sta effettivamente investendo in tecnologia innovativa, per definizione caratterizzata da maggiori costi”. Infine, in merito all’indicizzazione delle tariffe, il Direttore Generale di Renexia è certo che bisognerebbe “tenere conto della volatilità nel prezzo delle materie prime e dei tassi di interesse, capaci di incidere significativamente sulla sostenibilità finanziaria di progetti che possono richiedere anche molti anni per essere completati”.

Gli attuali ritardi nei progetti potrebbero allontanare ancora di più l’Italia dal raggiungimento di quanto richiesto dai target europei e compromettere l’obiettivo di indipendenza energetica sostenibile. Resta quindi fondamentale investire nell’incremento delle energie rinnovabili per contribuire a contrastare la crisi climatica. Ciò che è chiaro è che i player di settore non possono farcela da soli: la definizione di una transizione energetica equilibrata si può raggiungere solo attraverso partenariati e politiche virtuose. La strada da seguire, verso l’uscita dall’èra dei combustibili fossili, dipende dunque dalla collaborazione tra Istituzioni nazionali e locali, tra mondo della finanza e imprese con rilevanti benefici per l’economia, l’industria e l’occupazione.

Immagine: Foto di iyan iyan su Unsplash

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