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Madre Terra è vicina al punto di non ritorno: il sondaggio globale

Il 74% degli intervistati, a livello mondiale, vuole che le crisi climatiche e la protezione della natura abbiano la priorità su posti di lavoro e profitti. Il report elaborato prima dell’ultimo Rapporto IPCC 2021.

Tre quarti delle persone nelle nazioni più ricche del mondo sono convinti che l’umanità stia spingendo il nostro pianeta verso un pericoloso punto di non ritorno e sostengono uno spostamento delle priorità lontano dal profitto economico. Lo rivela il sondaggio globale somministrato da Ipsos Mori per la Global Commons Alliance (GCA) secondo il quale la maggioranza (58%) è molto preoccupata o estremamente preoccupata per lo stato del pianeta Terra. Quattro intervistati su cinque hanno affermato di essere disposti a farsi avanti e fare di più per rigenerare i beni comuni globali.

Questa istantanea dell’opinione pubblica globale è stata scattata nei mesi di aprile e maggio, prima dell’estate più rovente della storia e con fenomeni estremi quali inondazioni e incendi, ancora prima che il rapporto del Gruppo Intergovernativo ONU di esperti sui cambiamenti climatici mettesse in guardia l’opinione pubblica contro i cambiamenti climatici “inevitabili e irreversibili” dovuti alle attività umane.

Secondo l’indagine, il 73% delle persone crede che l’attività umana abbia spinto la Terra vicino al suo punto più critico di sempre. La consapevolezza di questi rischi è nettamente maggiore in paesi quali Indonesia (86%), Turchia (85%), Brasile (83%), Messico (78%) e Sud Africa (76%), rispetto a quelli con economie maggiormente sviluppate – Stati Uniti (60%), Giappone (63%), Gran Bretagna (65%) e Australia (66%).

Nel complesso, più della metà (59%) degli intervistati ritiene che la natura sia già troppo danneggiata per continuare a soddisfare i bisogni umani a lungo termine.

L’83% degli intervistati vuole fare di più per proteggere e ripristinare la natura e più di due terzi (69%) ritiene che i benefici dell’azione per proteggere i beni comuni globali sia superiori ai costi. Questa opinione è più diffusa in Brasile e meno comune in Francia (44%). Complessivamente, il 74% delle persone afferma che i paesi dovrebbero andare oltre il fatto di concentrarsi sul prodotto interno lordo e sul profitto, e spingere invece maggiormente sulla salute e sul benessere degli esseri umani e della natura.

Il Covid-19 ha aperto una porta al cambiamento. Nei paesi del G20, c’è infatti un ampio consenso (75%) sul fatto che la pandemia stia dimostrando quanto rapidamente il comportamento possa cambiare le cose. Il 71% considera la pandemia come un’opportunità per rendere le società più resilienti.

Tuttavia, in India il 56% avverte la necessità di una ripresa economica significava e che la natura non rappresenta una priorità. In tutte le nazioni, ci sono opinioni diverse sul fatto che ciò che è buono per le persone sia spesso dannoso per la natura, sebbene questo abbia un forte sostegno in Russia (74%) e Brasile (65%).

Il 66% sostiene inoltre che la cooperazione globale è fondamentale per affrontare le sfide condivise, con la Cina (81%) più entusiasta e la Francia (50%) meno desiderosa di collaborare.

Alla domanda se alle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali debbano essere conferiti più poteri per proteggere la natura, c’è un accordo altrettanto ampio con l’India (76%), la Cina (75%) e la Turchia (76%) più desiderose e gli Stati Uniti (49%) meno.

Scienza e cambiamento climatico. La maggior parte delle persone (62%) riconosce che c’è un consenso scientifico sulla necessità di cambiamento, ma solo l’8% sa che c’è ed è necessario anche un consenso sulla necessità di una grande trasformazione economica e sociale, se l’umanità vorrà salvare il proprio habitat per le generazioni future.

Immagine di copertina: Terra foto creata da freepik – it.freepik.com

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