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LA NUOVA FILOSOFIA MANAGERIALE NASCE DAL LAVORO DIGITALE

Di Riccardo Del Nonno

Il lavoro digitale è uno tra gli strumenti emergenziali di maggior successo in questa crisi ma il suo potenziale
è ancora alto se implementato su ampia scala a regime ordinario. 
Nel nuovo contesto che si sta delineando, dove i grandi cambiamenti nel mondo del lavoro stanno iniziando
a generare cambiamenti anche negli stili di vita e nell’intera geografia globale, si distingue una nuova
visione globale dove il lavoro distribuito diventa una sorta di internet sociale che mette in connessione
piccoli centri e comunità globale, rimettendo il lavoro al centro della ripresa socioculturale
locale.L’Osservatorio del Politecnico di Milano lo definisce “una nuova filosofia manageriale fondata sulla
restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da
utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
Naturalmente tutti i lavoratori hanno potuto provare i vantaggi sul work life balance ma i benefici non sono
solo per il lavoratore.
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’adozione di un modello
“maturo” di Smart Working può produrre un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore.
Volendo proiettare l’impatto a livello di Sistema Paese,
considerando che i lavoratori che potrebbero fare Smart Working sono almeno 5 milioni (circa il 22% del
totale degli occupati) e che l’effetto dello Smart Working possa arrivare al 70% dei lavoratori
potenziali, l’incremento della produttività media in Italia si può stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro.

Ma i benefici non sono solo per le imprese: per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote
working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti e per l’ambiente, invece, determina
una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno, considerando che in
media le persone percorrono circa 40 chilometri per recarsi al lavoro e ipotizzando che facciano un giorno a
casa di lavoro da remoto.Serve un vero cambio di paradigma, unendo tutti i valori espressi in Italia (cultura,
ambiente, educazione) in una proposta capace di rendere il Paese innovativo e digitale: promuovere e
favorire la creazione di “distretti di lavoro intelligente”, sfruttando le qualità tipiche del capitale umano e
storico/culturale nazionale e la capacità attrattiva del Paese non solo lato turisticoLa nuova economia non
si basa sulla manodopera fisica (spesso delocal e a basso costo) ma sulle capacità dei singoli e sul governo
delle informazioni. La Silicon Valley, le grandi città internazionali non sono centri produttivi sulla base del
vecchio modello industriale (stabilimenti fisici) ma sono centri d’innovazione dove si concentrano i migliori
professionisti e rappresentano i veri e propri cervelli del Mondo.Capitali e innovazione si concentrano qui,
la produzione poi nel resto del Mondo. L’errore è però pensare che tutto il benessere derivi dai redditi delle
multinazionali e aziende, che solo se c’è la sede di una grande azienda che si può creare lavoro. Dobbiamo
cambiare paradigma. Le nuove tecnologie consentono di separare il luogo dal lavoro e su questo l’Italia può
molto. Molti dei lavoratori migliori all’estero sono proprio italiani e molti stranieri amano l’Italia ed
entrambi spesso sono oppure possono essere smartworker e lavorare da qualsiasi luogo. Invertire il
paradigma è questo: per creare nuovo lavoro non dobbiamo puntare solo sulle aziende ma soprattutto sui
lavoratori, incentivando la destinazione Italia per tutti i lavoratori digitali del Mondo.Lo smartoworking
rende sensata e possibile questa affermazione e consente di creare un ambiente favorevole alla crescita
(culturale, sociale) capace di portare innovazione, valore ed economia (direttamente e indirettamente)
tramite redditi, imposte indirette, network, innovazione e rivalutare il potenziale territoriale del
Paese.Smart working significa: meno stress, meno costi, meno di “fuga cervelli”, maggiori possibilità di
attrattiva locale, ripopolamento delle provincieIn pratica due semplici passaggi fondamentali: – incentivare
la destinazione Italia per gli smartworker di tutto il Mondo ed eliminare qualsiasi tassazione diretta sui
redditi da lavoro per gli smartworker esteri che decidono di risiedere in Italia (per ambiente, cultura, qualità
della vita e in futuro ecosistema e community favorevole all’innovazione e alla creatività).;- stabilire per i

lavoratori italiani il diritto (lo è già in altri Paese europei) allo smartworking (da casa, da un co_working, da
un caffè, dovunque ci sono condizioni e connessioni adeguate), obbligando semplicemente il datore di
lavoro ad una risposta motivata in caso di rifiuto e incentivando il raggiungimento di quote di smartworker
in azienda e favorendo il decentramento verso i piccoli comuni;Prima della pandemia pensiamo solo a due
dati: in Svezia il 50% dei lavoratori in smartworkering e in Italia il 2%!Crisi e soluzioni emergenziali hanno
dimostrato la fattibilità e l’efficacia su larga scala, sia in Italia che nel Mondo, di questa modalità di lavoro
per rendere migliori le nostre città e magari ripopolare le provincie (molti smartworker potrebbero non
essere pendolari e vivere nel loro paese natale) ma potremmo sfruttare le nostre qualità per attirare
lavoratori stranieri e italiani impiegati all’estero che vogliono vivere in Italia creando veri e propri distretti
“intelligenti” (magari favorendo concentrazioni su temi specifici localmente: lavoratori su blockchain; AI;
Robotica).
Il valore dell’Italia non è solo relegato al turismo ma le risorse ambientali, culturali e umane possono essere
il volano di una nuova economia, meno fisica e maggiormente digitale. Il futuro è nel sapere cogliere le
innovazioni e adattarle al proprio tessuto sociale per renderle efficaci e sfruttarle al massimo.Mettere
l’Italia al centro della rivoluzione del lavoro digitale in Europa e nel Mondo in 2 semplici mosse per far si
che:
– i giovani possano trovare facilmente lavoro pure all’estero ma decidere di tornare e restare a vivere in
Italia;- lavorare dovunque, sia possibile, liberando i lavoratori digitali da vincoli della vecchia rivoluzione
industriale del ‘900I lavori digitali che possono alternare ufficio e smartworking sono milioni in Italia, sia in
aziende private che, soprattutto, pubbliche e concentrate in grandi centri urbani (causa dello spopolamento
delle provincie).Molti pendolari diventerebbero da costi per le amministrazioni a risorse per piccoli centri di
provincia, dove il ripopolamento porterebbe economia e qualità della vitaL’Italia, con l’e-working può
puntare a diventare il primo centro di manodopera intelligente al Mondo Per maggiori
aprofondimenti visita il manifesto Glocalworking www.glocalworking.glocalchange.it Il nostro slogan
è “lavora globale, vivi locale, vivi in Italia!”

RICCARDO DEL NONNO, Innovation Manager

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