Energie Rinnovabili

Il mercato offshore guida la ripresa degli investimenti europei nell’energia eolica

Spinti dai finanziamenti record di progetti offshore, gli investimenti nell’energia eolica in Europa sono aumentati nel 2023 in modo significativo, arrivando a più del doppio rispetto a quelli del 2022. Per il player Renexia è un ottimo passo avanti ma si può fare di più.

Il 2023 è stato un anno record per la costruzione di nuovi parchi eolici, con una netta ripresa degli investimenti. L’Europa ha investito ben 48 miliardi di euro nel settore, pari a 21,2 GW di capacità finanziata. Solo per quanto riguarda l’offhsore, si arriva a 30 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2022. Lo riferisce il rapporto annuale di WindEurope, che ha descritto il 2023 come un anno caratterizzato da un “significativo rimbalzo” in aree chiave nel comparto delle rinnovabili legate al vento in Europa, lasciandosi così alle spalle un 2022 contraddistinto dall’impennata dell’inflazione, alti tassi di interesse e volatilità dei mercati energetici quali principali effetti della crisi geopolitica in Ucraina.          

Secondo l’Associazione europea per l’energia eolica, la positiva ripresa è dovuta ad una relativa stabilizzazione dei costi dopo due anni di significativo rialzo dei prezzi dell’acciaio e di altre materie prime. Inoltre, il crescente riconoscimento da parte dei governi della necessità di indicizzare tariffe e prezzi delle aste ha portato a ripristinare la fiducia degli investitori, assegnando alle stesse aste la cifra record di 27 GW di energia eolica, per la metà relativa a progetti offshore.

La prospettiva politica sull’energia eolica è cambiata in Europa

L’Unione Europea e i governi nazionali hanno riconosciuto le sfide del settore e la necessità di un sostegno urgente. Il Pacchetto sull’energia eolica, presentato dalla Commissione europea lo scorso ottobre, ha delineato azioni concrete e immediate per rafforzare il settore e che mirano a garantire un aumento significativo della produzione annuale, oltre a rafforzare la catena di approvvigionamento dell’energia eolica offshore a livello continentale. Per uno sviluppo accelerato del settore, un’adeguata, chiara ed efficiente progettazione delle aste rappresenta un punto chiave.           
La Commissione ha proposto una serie di criteri di pre-qualificazione per i progetti che determinano se un progetto può partecipare a un’asta di energia eolica: essi riguardano, tra gli altri, dati e sicurezza informatica, protezione ambientale e capacità di fornire risultati. Agli Stati membri viene richiesto, quale requisito fondamentale, di indicizzare correttamente i prezzi d’asta e le relative tariffe per riflettere eventuali aumenti dei costi di produzione. Il piano d’azione prevede inoltre una serie di misure per contribuire a finanziare gli investimenti in nuovi poli manifatturieri, infrastrutture, competenze e forza lavoro.

A dicembre, 26 Stati membri dell’UE e 300 realtà di settore hanno poi firmato la Carta europea dell’energia eolica, approvando il precedente documento e impegnandosi a intraprendere le azioni necessarie: la Carta vincola formalmente i rispettivi Paesi a intraprendere quanto illustrato nell’ambito dello stesso Pacchetto. Le principali iniziative, concordate con la Carta, includono la necessità di un’ulteriore semplificazione delle autorizzazioni, il miglioramento della progettazione delle aste per la costruzione di nuovi parchi eolici, il sostegno finanziario pubblico per la produzione di turbine eoliche e per le infrastrutture chiave.

L’Italia, come sappiamo, avrebbe un enorme potenzialità da sfruttare, che però spesso resta inespresso a causa di lentezze e ritardi burocratici. Per esempio, in tutta Italia, anzi in tutto il Mediterraneo esiste al momento un solo parco eolico offshore, da 10 pale a Taranto, realizzato da Renexia. Che però sta lavorando ad un secondo, da 90 pale e 9TWh, nel Canale di Sicilia. La società guidata da Riccardo Toto è stata la prima in Italia a chiedere e ottenere un tavolo di confronto con la Pubblica Amministrazione per analizzare e discutere la definizione di progetti complessi e innovativi, come quest’ultimo. Tra l’altro presentando la tecnologia dell’offshore floating che è meno impattante sul fondale e sull’ecosistema marino rispetto a quella a fondazione fissa. Un approccio pioneristico quello di Renexia, basato su un confronto costante con la Pubblica Amministrazione, i sindacati, le associazioni e il territorio, frutto sicuramente dell’esperienza internazionale. Di certo è un sistema che ha già avuto successo a Taranto (con l’impianto “Beleolico”) e che, in qualche modo, supplisce ad un quadro normativo che attrae ancora poco gli investitori, che, per natura, devono avere certezze sulla finanziabilità di un progetto.

Net-Zero Industry Act per rilanciare l’industria verde dell’UE

Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno recentemente raggiunto un accordo provvisorio sul regolamento che istituisce un quadro di misure per rafforzare l’ecosistema europeo di produzione di tecnologie a zero emissioni, meglio noto come Net-Zero Industry Act (NZIA). Tale regolamento mira a promuovere la diffusione industriale delle tecnologie a impatto zero necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE, sfruttando la forza del mercato per rafforzare la leadership dell’Europa nelle tecnologie verdi industriali. Tra gli obiettivi, viene fissato il target di 36 GW all’anno per la realizzazione di turbine eoliche.

Il nuovo regolamento ha lo scopo di fornire condizioni più agevoli e certezza a investitori e a promotori di progetti tecnologici a zero emissioni. Quelli identificati come aventi un maggiore potenziale di decarbonizzazione beneficeranno di procedure di autorizzazione accelerate per la costruzione o l’espansione, e di indicazioni per l’accesso ai finanziamenti.

Il limite temporale per la consegna di un permesso per la costruzione o l’espansione di grandi progetti manifatturieri con tecnologia a zero emissioni nette (oltre 1 GW), così come quelli non misurati in GW, sarà un massimo di 18 mesi. Per i progetti più piccoli (inferiori a 1 GW), il termine per la consegna del permesso sarà di 12 mesi; per quelli strategici verranno fissate scadenze più brevi. Inoltre, e indipendentemente dai limiti temporali, la procedura garantirà che tali progetti siano sicuri, protetti e sostenibili dal punto di vista ambientale e che rispettino i requisiti ambientali, sociali e di sicurezza.

L’accordo stabilisce inoltre che quando uno Stato membro organizza un’asta per lo sviluppo di tecnologie legate alle energie rinnovabili, potrà applicare sia criteri di pre-qualificazione che di aggiudicazione non legati al prezzo, come la sostenibilità ambientale, il contributo all’innovazione o l’integrazione dei sistemi energetici. Questi criteri dovranno applicarsi ad almeno il 30% del volume messo all’asta ogni anno per Stato membro.

In base alle rilevazioni effettuate, WindEurope prevede che l’UE installerà una media di 29 GW all’anno nel periodo 2024-2030, portando la capacità eolica installata a 393 GW entro il 2030. Ciò significa che l’obiettivo europeo in materia di energia eolica al 2030 sarebbe a portata di mano, anche se una barriera è rappresenta dalla lentezza degli investimenti nel potenziamento delle reti elettriche per gestire la rapida crescita delle rinnovabili.

Foto di James Whately su Unsplash

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button