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I super miliardari americani pagano poche o zero tasse sul reddito: l’inchiesta

A pochi giorni dalla decisione del G7 di introdurre una “global tax” per le multinazionali, arriva la notizia che i “super ricchi” americani pagano pochissime tasse – in alcuni casi nessuna – anche sui loro redditi personali.

ProPublica, un’organizzazione americana senza scopo di lucro composta da un team di 100 giornalisti investigativi, ha passato al setaccio i dati dell’agenzia federale statunitense del fisco, risalenti al periodo 2014-2018, scoprendo che alcuni dei più celebri “paperoni” americani hanno pagato pochissime tasse. ProPubblica ha evidenziato come i super ricchi, facendo ricorso a scappatoie legali, riescano ad alleggerire considerevolmente o addirittura azzerare le somme che sono tenuti a versare all’erario. Viene citato il caso di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che sarebbe riuscito, in uno degli anni presi in esame, a non pagare neppure un singolo dollaro. Le autorità hanno aperto un’inchiesta in merito alla fuga di queste informazioni, che stanno suscitando ampia indignazione nell’opinione pubblica a stelle e strisce.

I giornalisti investigativi hanno focalizzato la loro attenzione sui redditi dei 25 americani più ricchi, con patrimoni che in certi casi oltrepassano abbondantemente i cento miliardi di dollari. Consultando i dati dell’Irs, l’agenzia federale del fisco, l’inchiesta evidenzia che su una ricchezza complessiva di 401 miliardi di dollari, i 25 paperoni hanno versato al fisco appena 13,6 miliardi. In media, conti alla mano, hanno corrisposto al fisco il 15,8% dei loro guadagni, meno della metà di quanto sono tenuti a pagare milioni di cittadini americani che hanno redditi decisamente più bassi.

Per pagare poche tasse, i miliardari americani possono utilizzare di escamotage, perfettamente leciti, che consentono loro di risparmiare milioni. Oltre a varie scappatoie e deduzioni, i super ricchi hanno la facoltà di prendere in prestito ingenti somme di denaro sostenute da partecipazioni azionarie. Questi prestiti non sono tassati, e gli interessi corrisposti per lo stesso possono essere dedotti dalle tasse.

I casi di Jeff Bezos ed Elon Musk

Tra i paperoni finiti nel mirino dell’inchiesta figurano Jeff Bezos, fondatore e presidente di Amazon, ed Elon Musk, fondatore di Tesla e Space X. Stando a quanto è emerso, Bezos in uno degli anni presi in esame sarebbe riuscito a non pagare niente, nemmeno un dollaro di tasse, nonostante il valore azionario del suo gruppo fosse più che raddoppiato. Elon Musk invece nel periodo che va da dal 2014 al 2018 ha visto crescere il suo patrimonio di 13,9 miliardi di dollari, e ha versato al fisco 455 milioni di dollari, pari ad una aliquota fiscale effettiva del 3,3%.

Altri nomi celebri

L’imprenditore miliardario Michael Bloomberg, titolare di una nota società di servizi finanziari, software e mass media che porta il suo nome, a fronte di ricavi di poco inferiori ai 2 miliardi di dollari, ne ha elargiti al fisco solo 70,7 milioni. Il finanziere Warren Buffett, nel periodo 2014-2018, su un reddito di oltre 24 miliardi di dollari ha pagato all’erario appena 23,7 milioni di dollari.

Aperta un’inchiesta per la ‘fuga di notizie’

Le autorità americane, dopo la pubblicazione del reportage di ProPublica, hanno aperto un’inchiesta sulla fuga di notizie, stigmatizzata anche dal presidente Biden, che senza giri di parole l’ha definita “illegale“. L’inquilino della Casa Bianca però ha però aggiunto che è necessario fare in modo che tutti paghino le tasse in misura equa, come tra l’altro aveva già caldeggiato nei mesi scorsi. Biden aveva infatti proposto di innalzare l’aliquota sui redditi alti dal 37% al 39,6%.

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