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HABEMUS PRAESES…… E MATTARELLA FU! 

di Alessandro Cardente 

Le elezioni dei Presidenti della Repubblica sono spesso molto diverse le une dalle altre.  A delinearne il percorso, sono i momenti storici che si alternano, eventi tragici o di rilevanza internazionale. Equilibri o instabilità di ogni tipo, dipingono e caratterizzano per modalità e stile un elezione presidenziale. Forse la più sentita nel nostro paese. Certamente quest’ultima, nonostante le emergenze impellenti quali quella sanitaria, economica, ecologica e climatica, gli italiani, la ricorderanno come una delle più pittoresche. Una interpretazione in bilico, tra un conclave Papale e una commedia che potremmo definire tragicomica. Ma poi in fondo però,  così male non è andata. Dopo una settimana di passione, incollati sugli schermi tv e sui social, affascinati e sconcertati dai pronostici; dalle improbabili proposte di nomi palesemente incandidabili; dagli egocentrismi di alcuni e dai colpi di scena di altri , mi hanno colpito, nel tanto rumore, alcuni silenzi. È infatti vero quel che si dice: occorre saper ascoltare i silenzi. Perché questi a volte, sono una voce più incisiva delle urla, ma soprattutto,  suggeriscono molte più cose a chi è capace di interpretare. Ma in questo paese,  sempre  meno persone riescono a percepire l’arte del tacere quando serve; nemmeno per poco! È bastato infatti, che passasse un solo immediato istante, dalla rielezione del Presidente Sergio MATTARELLA, che i Media, come se nulla fosse accaduto prima, già riportavano le tuonanti polemiche dei protagonisti e  commentatori politici . Valutare dopo che le cose siano accadute, è decisamente più facile. Ma dal mio punto di vista oggi, ritengo che alcuni, la vera partita, l’abbiano giocata realmente, fin da principio, solo su due figure : Draghi e Mattarella. Consapevoli che altre combinazioni sarebbero state quasi impossibili. Quindi, quello che conta è il risultato finale. Com’è noto a tutti, occorreva salvare la già difficile stabilità dell’attuale governo, evitando le temute elezioni anticipate. Non tanto per gli egoismi e le opportunità dei singoli parlamentari legate all’erogazione del proprio stipendio, come il qualunquismo di alcuni, tende a sostenere svilendo invece, le più nobili necessità legate ai reali bisogni del paese. Ma in secondo luogo, c’era la necessità che tutti i nomi di “servizio”, cioè quelli bruciati, non potessero trascinare nel fossato, anche quello più prestigioso e autorevole dell’attuale Presidente del Consiglio che andava protetto e tutelato in primis. Il resto, la confusione, la bagarre sono state solo l’abbondante  contorno in aggiunta, alle pietanze principali del pranzo di Natale. Nulla di più. E direi menomale! Si, è vero, che il protagonismo ossessivo di alcuni leader e l’inesperienza di altri, possano aver irritato la dignità politica di molti, considerando l’importante momento quanto solenne per il nostro paese. Ma poi, in concretezza ciò che conta in politica, è il risultato finale. Tutti, tra i grandi elettori, avrebbero voluto rieleggere, già al primo turno, l’attuale presidente. Ma ancor di più lo avrebbe desiderato il popolo italiano, che con Mattarella ha sugellato nel tempo un rapporto d’affetto se pur riservato; di stima e di fiducia consolidata come raramente avvenuto in passato con altre importanti figure istituzionali. Il tandem Mattarella-Draghi, dovrebbe confermare quella continuità autorevole e di livello politico, che potrebbe restituire almeno in parte, la concretezza e la responsabilità necessaria per superare i prossimi mesi che si preannunciano non semplici e assai complessi. Perciò la stabilità, l’avviamento dell’agenda delle riforme, e la necessità di costruire l’alternativa politica al bipolarismo, potranno delineare un nuovo tragitto, un nuovo futuro speriamo più solido, ecologico e più equo sul piano sociale, economico e culturale. Ma di questa elezione, c’è una cosa che proprio non mi è piaciuta più delle altre:  la gestione delle candidature femminili, alcune di queste di grande carisma, prestigio e autorevolezza. Un inciampo, una gran brutta caduta di stile e di sensibilità politica che indica, che il percorso in taluni casi, è ancora lungo e tortuoso. O forse, che il mondo politico, rimane spesso indietro al popolo che dovrebbe saper rappresentare. 

Alessandro Cardente

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