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Europa leader nell’eolico offshore galleggiante: le potenzialità dell’Italia

I dati del Global Offshore Wind Report 2023 riflettono la crescita globale dell’eolico offshore, la cui capacità ha raggiunto 64,3 GW. Le previsioni: nei prossimi dieci anni verranno aggiunti oltre 380 GW di capacità eolica offshore in 32 mercati. Le proposte del player Renexia per lo sviluppo del settore in Italia.

L’eolico offshore ha ottenuto nel 2022, a livello globale, una crescita notevole aggiungendo ben 8,8 GW di nuova capacità alla rete, la seconda migliore prestazione di sempre. Lo rileva il Global Offshore Wind Report 2023 del Global Wind Energy Council (GWEC).

Sebbene si tratti di una diminuzione del 58% rispetto al record del 2021, il risultato conseguito ha comunque segnato il secondo anno più alto mai registrato per gli impianti eolici offshore. Inoltre, la capacità totale globale di energia eolica offshore ha raggiunto i 64,3 GW in 19 Paesi. Si tratta di una crescita, su base annuale, del 16% e rappresenta inoltre il 7% della capacità cumulativa globale di energia eolica.

La Cina continua a guidare lo sviluppo globale dell’eolico offshore, anche se le sue nuove installazioni sono scese da 21 GW nel 2021 a 5 GW nel 2022, principalmente a causa della conclusione del programma tariffario fisso per l’energia eolica offshore.

L’Europa ha installato 2,5 GW di capacità nel 2022, con Francia e Italia che hanno commissionato nuovi progetti eolici offshore commerciali. Nonostante un tasso di installazione inferiore, rispetto agli anni precedenti, la capacità eolica offshore totale dell’Europa ha raggiunto i 30 GW, di cui il 46% proveniente solo dal Regno Unito.

Secondo i nuovi dati divulgati da European Wind Energy Association, l’Europa ha installato 2,1 GW di nuovo eolico offshore già nella prima metà del 2023, portando così la sua capacità totale a 32 GW. Oltre la metà di questo incremento proviene dai Paesi Bassi, il resto da Regno Unito, Germania e Norvegia. Si può essere fiduciosi ma la road map pianifica che l’UE dovrebbe attivare in media 11 GW all’anno in ambito offshore, da qui al 2030, e il ritmo attuale è ancora al di sotto delle attese.

Europa leader nell’eolico offshore galleggiante: il potenziale dell’Italia

Dal report emerge chiaramente che l’Europa è leader nell’eolico offshore galleggiante. La Norvegia ha aggiunto 60 MW di capacità nel 2022, portando le sue installazioni totali a 171 MW, che rappresentano il 91% di quelle globali in questa categoria. Segue la regione Asia-Pacifico con 16,7 MW, mentre il Nord America conta 42 MW di eolico offshore attualmente in funzione.

Il rapporto rileva che l’eolico offshore si trova ad affrontare nuove opportunità di sviluppo e sfide significative. Alla crescita del settore contribuisce il ruolo cruciale tracciato dalle principali istituzioni energetiche, come l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) e l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA). La tabella di marcia dell’IEA prevede un tasso di crescita medio annuo, degli impianti eolici offshore, da 8,8 GW nel 2022 a 80 GW entro il 2030, con 70 GW da implementare tra il 2031 e il 2050. IRENA prevede oltre 380 GW di capacità eolica offshore cumulativa entro il 2030 e oltre 2.000 GW entro 2050.

Grazie al contributo del player internazionale Renexia, anche in Italia l’eolico offshore è in forte ascesa, con la tecnologia floating che sta trovando sempre maggior sviluppo e possibilità di ulteriore crescita. Il nostro Paese, per caratteristiche morfologiche e conformazione dei fondali marini, ha infatti un enorme potenziale per l’installazione di eolico offshore galleggiante.

Il settore sarà in grado di sostenere il percorso tracciato verso l’indipendenza energetica dell’Italia e centrare i target di decarbonizzazione? Il player si dichiara pronto a raccogliere questa sfida, ottenendo il massimo rendimento da tecnologie green all’avanguardia e garantendo sempre il rispetto di ambiente, paesaggio, ecosistemi e habitat marini. Ma restano ancora aperti molti temi cruciali: dalla pianificazione strategica dello spazio marittimo alla semplificazione degli iter autorizzativi; dalla definizione di sistemi incentivanti all’incremento della capacità di rete per ospitare le rinnovabili e aumentarne la resilienza.

Entrando nel merito della questione, l’eolico offshore galleggiante è una tecnologia che incontra il favore delle associazioni ecologiste. E quindi può superare un ostacolo spesso ostativo alla realizzazione degli impianti. D’altra parte, i vantaggi per l’ambiente sono evidenti: il posizionamento a grande distanza dalla costa permette di ridurre a zero l’impatto visivo dalla terraferma, non essendoci trivellazioni anche l’ecosistema marino non ne risentirà, le pale eoliche saranno ancorate al fondale tramite speciali sistemi con materiali eco compatibili. Ma nel contesto odierno è bene ricordare anche le grandi potenzialità dell’eolico offshore dal punto di vista economico. È un’ottima occasione per la crescita del Paese. Al largo delle nostre coste, infatti, si possono installare almeno 20 GW. L’analisi di scenario di Terna e Snam prevede l’installazione di 8,5 GW di potenza di eolico offshore al 2030. Un giro di affari che, in termini di investimento, equivale a 30 miliardi di euro.

Proprio per questo è fondamentale – come auspica il Direttore Generale di Renexia Riccardo Toto – favorire la creazione di una filiera nazionale specializzata in cui l’industria italiana può divenire altamente competitiva, ad esempio, nel comparto floater, le basi galleggianti delle turbine, che rappresenta una parte rilevante dell’intero investimento. Renexia è attore protagonista su questa linea di sviluppo, tanto che a Taranto, ha realizzato il primo impianto eolico offshore non solo di tutta Italia, ma di tutto il Mediterraneo. Mentre nel Canale di Sicilia sta lavorando ad un progetto enorme che potrebbe essere rivoluzionario sia per la Sicilia che per il nostro Paese. Ma non bisogna fermarsi.

Per ciò che concerne gli impianti floating siamo ancora in tempo per realizzare una innovativa filiera industriale nazionale capace di una proiezione internazionale, anche se non possiamo competere nel settore delle turbine perché ha uno svantaggio trentennale rispetto i competitors esteri. Allora, perché tale filiera possa svilupparsi, il legislatore deve creare un quadro normativo favorevole, operando la necessaria sinergia tra politica energetica e politica industriale capace di sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative come il floating. Ciò può essere ottenuto anche mediante aste per le tariffe di potenza adeguata e che tengano conto dei maggiori costi connessi allo sviluppo di tecnologie innovative. Costi che poi potrebbero essere abbassati una volta avviata l’economia di scala, come è avvenuto nei mari del nord. Il costo dell’energia lì è inferiore a quello da combustibile fossile.

Secondo l’analisi pubblicata da GWEC, si prevede che gli impianti eolici offshore supereranno i 30 GW nel 2026 e raggiungeranno i 50 GW entro il 2030, con un tasso di crescita medio annuo del 31% fino al 2027 e del 12% al 2030. Un motivo in più per indirizzare il nostro Paese a investire nell’eolico offshore galleggiante, a patto di garantire la certezza degli investimenti agli sviluppatori dei progetti.

Prospettive di mercato

In base ai dati contenuti nel Global Offshore Wind Report 2023, il pieno potenziale dei progetti eolici offshore galleggianti è previsto solo al 2030 a causa di vari fattori, tra cui costi più elevati e colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento, con una proiezione ridotta di 10,9 GW entro il 2030, in calo del 42% rispetto alla stima precedente.

GWEC ha rivisto al ribasso del 17% le previsioni di crescita dell’eolico offshore a breve termine per Europa e Nord America, adducendo ritardi provocati da fattori quali problemi relativi ad autorizzazioni e regolamentazioni. Stando al report, le sfide della catena di approvvigionamento rappresentano un rischio per tutti i Paesi, tranne che per la Cina.

La proiezione indica che entro il 2032 saranno attivi ben 380 GW di nuova capacità eolica offshore. Si prevede che circa la metà di questa capacità proverrà dalla regione Asia-Pacifico, seguita da Europa (41%), Nord America (9%), e America Latina (1%).

A livello globale, la Cina produce 16 GW all’anno e possiede il 58% del mercato globale. Ha capacità di progettazione, ricerca e sviluppo, produzione, installazione, messa in servizio e funzionamento di turbine eoliche offshore di grande capacità. Escludendo la Cina, la regione Asia-Pacifico ha una capacità di 1,9 GW.

L’Europa è seconda, con una produzione attuale di 9,5 GW, e si prevede che raggiungerà gli 11,5 GW l’anno prossimo. Nord America, America Latina, Africa e Medio Oriente non disporrebbero ancora di adeguate strutture operative.

Alla luce del cambiamento climatico in corso e dello stop all’approvvigionamento energetico fossile, l’adozione di fonti energetiche rinnovabili è della massima importanza per la prosperità economica e sociale. Non solo, le potenziali opportunità economiche derivanti dai parchi eolici offshore sono considerevoli. Un ampio mercato interno offrirebbe al settore italiano l’opportunità di continuare a sviluppare le proprie competenze e quindi di rafforzare la propria posizione anche a livello internazionale.

In conclusione, l’energia eolica offshore ha un futuro promettente ma deve affrontare numerose sfide. Il divario tra obiettivi e installazioni, insieme al ritmo di crescita, deve essere in linea con gli obiettivi climatici delineati dall’agenda europea. Da questo punto di vista, c’è da recuperare terreno: il ritmo attuale (1,4 GW nel primo semestre del 2023 nell’UE), è ancora al di sotto della media.

Foto di Jesse De Meulenaere su Unsplash

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