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Costruire una casa prefabbricata: vediamo cosa dice la legge italiana

Le moderne case prefabbricate non hanno niente da invidiare alle costruzioni tradizionali, e sono accessibili a prezzi decisamente più accessibili. Vediamo come funziona la loro costruzione in Italia.

Le case prefabbricate di ultima generazione – da non confondere con i moduli abitativi ricavati nei container – sono veramente confortevoli e adatte ad essere occupate stabilmente. Non hanno niente da invidiare agli immobili “classici” e potrebbero rappresentare una valida risorsa sia per fare fronte alle emergenze abitative, che per garantire accesso alla casa ai meno abbienti, che non hanno la possibilità di sostenere l’acquisto di una casa tradizionale. Sono molto resistenti, anche in caso di eventi sismici, ed i tempi di realizzazione sono notevolmente ridotti. Tuttavia per costruirla è necessario disporre di un terreno idoneo. Vediamo quali sono le regole nel nostro paese, secondo le indicazioni fornite recentemente dalla piattaforma di compravendita immobiliare Idealista.it

Non si può costruire ovunque

A differenza dei moduli abitativi ricavati in container o comunque altre strutture rimovibili, le case prefabbricate sono una vera e propria costruzione, e come tali vengono considerate dalla legge, che per la loro costruzione prevede le stesse regole e gli stessi vincoli previsti per l’edilizia tradizionale, ad iniziare dai vincoli inerenti al tipo di terreno, che deve essere edificabile. Inoltre la zona dove sorgerà deve essere coperta dai servizi di fognatura ed essere provvista di allaccio alle reti idriche, elettriche e del gas. E’ necessario predisporre i lavori necessari per collegare la casa a tali servizi, dopodiché si può presentare al Comune allegando il progetto della casa e la concessione edilizia.

Il processo risulta più semplice e veloce nel caso che la casa prefabbricata venga costruita dopo avere abbattuto un edificio preesistente. In questo caso è sufficiente presentare una Dichiarazione di inizio attività, ed il progettista sarà tenuto a fornire agli uffici comunali preposti una relazione attestante la conformità delle opere e l’ottemperanza a quelle inerenti la sicurezza e l’ambito igienico sanitario. Una volta completata la costruzione il progettista dovrà inoltre predisporre il certificato di collaudo finale attestante la conformità dell’opera.

Costruire su terreni agricoli

La legge stabilisce che solamente coloro che possiedono la qualifica di imprenditore agricolo professionale o coltivatore diretto abbiano la facoltà di costruire una casa a uso residenziale su un terreno agricolo, a differenza delle costruzioni non adibite a uso residenziale, che possono essere realizzate anche da soggetti non dotati di tali qualifiche. C’è da tenere in considerazione però il fatto che i terreni agricoli possiedono un indice di edificabilità molto basso, di circa 0,03 metri cubi per metro quadro di terreno, e spesso le normative proibiscono la costruzione su terreni destinati ad uso agricolo di dimensioni inferiori ai 10.000 metri quadri.

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