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CAMBIAMENTI CLIMATICI E CEMENTIFICAZIONE: 70% DEI SUOLI EUROPEI È MALATO

“Urgente una legge sulla salute del suolo e sul carbon farming”: è l’appello dei soci fondatori di Re Soil Foundation ai membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato: sbloccare l’iter delle proposte di legge sullo stop al consumo di suolo e promuovere specifiche norme per favorire le tecniche di sequestro di carbonio nei terreni.

Sbloccare rapidamente l’iter di approvazione della legge sul consumo di suolo e prevedere specifiche norme legislative che ne migliorino la salute, a partire da quelle utili a aumentarne la sostanza organica, attraverso pratiche di sequestro di carbonio nel suolo (il cosiddetto “carbon farming”). A chiederlo è un documento redatto da Re Soil Foundation, la Fondazione nata per volontà di Coldiretti, Novamont, Politecnico di Torino e Università di Bologna, con l’obiettivo di sensibilizzare l’oponione pubblica sull’importanza di un suolo sano.

Destinatari del position paper sono i membri delle Commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato della Repubblica. Nelle due Commissioni di Palazzo Madama, infatti, giace ferma da oltre un anno la proposta di legge S.164 dedicata al consumo di suolo, al pari di molti altri progetti d’iniziativa parlamentare presentati sul tema.

La situazione della salute del suolo a livello italiano ed europeo è infatti preoccupante: “Il 60-70% di tutti i suoli europei non è in salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico – viene sottolineato nel position paper di Re Soil Foundation – In Europa, ci sono 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati che possono comportare gravi rischi per la salute; il 65-75% dei terreni agricoli è a rischio eutrofizzazione di suolo e acqua con grandi impatti sulla biodiversità; i suoli agricoli perdono carbonio a un tasso dello 0,5% all’anno; il 24% presenta tassi di erosione idrica insostenibili; il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è ad alto o molto alto rischio di desertificazione; l’odierno tasso di riutilizzo del suolo è fermo al 13%. Si stima che i costi associati al degrado del suolo nell’UE superino i 50 miliardi di euro all’anno”.

Secondo la Fondazione, per raggiungere l’obiettivo di migliorare la salubrità dei nostri terreni, anche l’Italia deve fare la propria parte a livello nazionale: “Va infatti considerato che il nostro Paese, come molti Stati mediterranei, è tra i più esposti ai rischi di desertificazione. E i suoli più colpiti dalla cementificazione sono quelli a vocazione agricola, a un ritmo triplo rispetto alle aree urbane. Da qui la proposta di inserire come elemento aggiuntivo all’interno delle proposte di legge presentati sul tema, anche un riferimento all’apporto di materia organica nel suolo attraverso pratiche di carbon farming”.

In particolare, nel position paper si prevede di definire e sviluppare schemi di remunerazione per gli agricoltori che praticano tecniche di sequestro di carbonio: “Sviluppare questi percorsi può aiutare la conversione agricola (ricordiamo che l’agricoltura incide per il 10% alle emissioni di gas serra in Europa) e può rappresentare un’importante fonte di reddito addizionale per gli agricoltori”.

Immagine di copertina: Consistenza foto creata da mdjaff – it.freepik.com

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