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Un capoluogo su 3 adotta l’80% dei criteri minimi ambientali. Il report sugli appalti verdi

Secondo i dati del quarto rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi, nato dalla collaborazione di Legambiente Onlus e Fondazione Ecosistemi, cresce l’applicazione dei criteri ambientali minimi negli appalti per l’acquisizione di beni e nei servizi da parte dei capoluoghi di provincia: sono quasi 1 su 3 quelli che dichiarano di avere un grado di adozione dei parametri del Green Public Procurement tra l’80 e il 100%, ovvero 26 sugli 89 che hanno preso parte al monitoraggio civico. Di questi, sono 8 quelli che dichiarano il massimo del rispetto del Gpp: Bari, Catanzaro, Ferrara, Imperia, Ravenna, Roma, Savona e Teramo.

IL GPP NEI CAPOLUOGHI: MIGLIORAMENTI IN 12 CRITERI SU 17

Andando nello specifico dei risultati del monitoraggio, è importante sottolineare che l’83% delle amministrazioni coinvolte è a conoscenza del Gpp. I criteri ambientali più applicati sono quelli relativi all’acquisto di stampanti (il 66% li adotta sempre), sull’acquisto di carta in risme (il 73%) e sui servizi di pulizia (61%). I criteri ambientali minimi meno applicati sono quelli riguardanti l’edilizia (il 39% non li applica sempre, il 29% addirittura mai), gli arredi (il 22% non li applica sempre, il 28% mai), i prodotti tessili (il 31% non sempre, il 27% mai), l’acquisto di calzature e accessori in pelle (il 32% non li applica sempre, il 31% mai).

Nel complesso, rispetto al monitoraggio 2020, quello del 2021 (che si basa sui bandi dello scorso anno) registra un miglioramento in ben 12 criteri ambientali minimi su 17 da parte dei capoluoghi, con uno dei criteri (quello sull’acquisto dei toner) che rimane stabile, mentre peggiorano stampanti, servizi di pulizia, arredi per interni e prodotti IT. Da sottolineare i salti importanti avuti dai Cam per i servizi energetici (dal 29 al 41%), gestione del verde pubblico (dal 28 al 43%) e arredo urbano (dal 17 al 36%). Ma qual è la maggiore difficoltà che i capoluoghi di provincia dichiarano di avere nell’applicazione dei criteri ambientali all’interno dei bandi? Sicuramente la formazione, che per il 26% delle amministrazioni risulta assente. E c’è una mancanza di monitoraggio interno alla pubblica amministrazione di sicura rilevanza: il 66% dei capoluoghi dichiara di non farlo.

IL GPP NEI COMUNI: IL SUD E’ MOLTO PIU’ INFORMATO DEL NORD

Il monitoraggio 2021 fa emergere una consapevolezza enorme, da parte dei comuni del Sud Italia, rispetto ai criteri dettati dal Green Public Procurement: il 97% delle amministrazioni ne è al corrente, mentre al Nord si fermano al 63%. I comuni del Centro si difendono, con il 91% dei 238 partecipanti che risponde di essere a conoscenza del Gpp. Per quanto però ci sia un’ampia conoscenza del tema, nei comuni del Sud la difficoltà maggiore riscontrata è sulla formazione (50%), a rispecchiare il dato dei capoluoghi. Al Nord, invece, le complicazioni maggiori sono nella stesura dei bandi (29%), mentre anche al Centro la mancanza di formazione (27%) è il tallone d’Achille. In generale, in tutta Italia il monitoraggio del rispetto dei criteri ambientali nei bandi da parte delle stesse amministrazioni è molto indietro: il 63% dei Comuni non lo fa.

LE AZIENDE SANITARIE LOCALI E IL GPP

Sono 40 le Asl che per il primo anno hanno risposto al questionario inviato dall’Osservatorio, di queste in 3 hanno dichiarato di rispettare il Gpp al 100%, ovvero l’Asl di Rieti, l’ATS della Brianza e la APSS di Trento. Nove – tra queste c’è l’Asl Roma 4 e l’Azienda USL Toscana Centro – dichiarano un’applicazione che va dall’80 al 99%. Interessante scoprire che prodotti elettronici (71%), risme (68%) e stampanti (50%) sono i tre criteri ambientali minimi più applicati dalle aziende sanitarie locali.

CRESCE LA RISPOSTA DAI GESTORI DELLE AREE PROTETTE

Già tra il 2019 e il 2020 la risposta dei gestori delle aree protette era cresciuta molto, stavolta abbiamo un incremento del 45%, con 99 enti totali che hanno partecipato al questionario: 23 parchi nazionali, 26 aree marine protette, 43 parchi regionali e 7 riserve. Sono 13 gli enti che arrivano al 100% di applicazione dei criteri ambientali minimi, con Roma Natura, Beigua, Aveto, Isola dell’Asinara e Secche di Tor Paterno che confermano quanto comunicato lo scorso anno. Importante la risposta sulla politica “plastic free”: viene adottata dal 75% degli enti gestori, che al contempo per il 53% si adopera nella formazione del personale rispetto ai criteri del Gpp. Purtroppo, però, ben l’83% non fa monitoraggio interno sul rispetto dei criteri. 

LE PROPOSTE DELL’OSSERVATORIO

Legambiente e Fondazione Ecosistemi, hanno avanzato alcune proposte alle istituzioni, a maggior ragione che dall’Europa sono in arrivo quasi 70 miliardi di euro, degli oltre 191 complessivi previsti dal piano NextGenerationEU, per progetti di transizione ecologica ed economia circolare: innanzitutto inserire l’applicazione dei criteri ambientali minimi del Gpp nel Piano nazionale di ripresa e resilienza come priorità, rafforzare la capacità delle istituzioni partendo da enti locali e responsabili acquisti delle stazioni appaltanti per diffondere il Gpp e garantire l’adozione dei criteri, individuare un referente Gpp in tutte le pubbliche amministrazioni, estendere il campo di applicazione del Gpp, rafforzare l’uso dei criteri minimi nelle imprese pubbliche, diffondere la formazione, promuovere e sviluppare monitoraggi ulteriori e incentivare l’utilizzo dei criteri ambientali minimi.

Immagine di copertina: Mano foto creata da freepik – it.freepik.com

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