Ambiente

Smart Building Report: edilizia è responsabile di emissioni (36%) e consumi (40%) a livello europeo

Dopo un 2020 in deciso calo sono ripartiti gli investimenti del comparto edilizio per migliorare l’efficienza degli edifici, in primo luogo energetica, e garantire l’elettrificazione dei consumi: circa 9,5 miliardi di euro il giro d’affari nel 2021 (+25% rispetto al 2020, al contrario in diminuzione dell’11%), a cui vanno aggiunti i 38,560 miliardi tra superfici opache (i cosiddetti “cappotti”) e vetrate spinti dal Superbonus e dall’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia dovuto all’instabilità geopolitica. Sono alcuni dei dati messi in evidenza dallo Smart Building Report 2022, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato il 10 novembre. 

In merito all’efficienza energetica degli edifici, l’analisi indica che gli incentivi sono determinanti per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione e dovrebbero essere strutturali, con procedure più snelle a rendere il cittadino co-partecipe dei costi almeno per il 10-15%.

Come si legge nella nota stampa, il parco edilizio italiano, per il 92% costituito da edifici residenziali, è in gran parte vecchio e trarrebbe grande giovamento dalle ristrutturazioni: il 62,3% del patrimonio abitativo e il 37,8% di quello destinato ad altri usi, infatti, ricade in classi energetiche molto basse, F o G, nonostante negli ultimi tre anni gli immobili in Italia abbiano consumato complessivamente meno della media europea, con un calo del 6,8% tra il 2017 e il 2020. Come viene riportato, il tasso annuo di ristrutturazione profonda in Italia è dello 0,85% e permette di tagliare i consumi tra i 4 e i 5,5 TWh all’anno (e le emissioni tra 0,8 e 1,1 MtonCO): “Sommando questi risultati con quelli ottenibili dalle nuove costruzioni maggiormente efficienti, in corso di realizzazione o in progetto, al 2030 gli edifici in classe energetica A o superiore arriverebbero al 12,8% contro l’attuale 5,1%, con una riduzione dei consumi compresa tra il -6% e il -8% kWh/mq, cioè dagli attuali 611 TWh a un range che va da 628 a 640. Tuttavia, non sarebbe ancora sufficiente: per centrare gli obiettivi europei di -55% emissioni a fine decennio, il tasso di ristrutturazione profonda dovrebbe aumentare del 50%”, si legge a commento nella nota stampa.

L’edilizia è responsabile di una quota molto rilevante di emissioni (36%) e consumi (40%) a livello europeo, dunque rappresenta una sfida delicata e complicata. La Renovation Wave Strategy ha imposto al settore una serie di tagli consistenti entro il 2030: -60% emissioni, -14% consumi di energia, -18% consumi per riscaldamento e raffrescamento rispetto al 2015 e un raddoppio del tasso di ristrutturazione edilizia. Obiettivi ulteriormente “inaspriti” dal piano di affrancamento dal gas russo (REPowerEU) che ha aumentato del 13% il target di efficienza energetica e del 45% la quota da energia rinnovabile dei consumi complessivi al 2030, con un raddoppio del tasso di installazione di solare fotovoltaico.
A questo si è aggiunta la proposta di revisione della Energy Performance of Building Directive (EPBD), che ha introdotto ulteriori vincoli per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni: dall’1 gennaio 2027 tutti gli edifici nuovi utilizzati o di proprietà di enti pubblici dovranno essere «a emissioni zero», dal 2030 la stessa cosa verrà richiesta a tutte le nuove costruzioni e alle ristrutturazioni profonde, mentre gli edifici già esistenti dovranno migliorare le loro prestazioni energetiche raggiungendo almeno la classe E tra il 2030 e il 2033.

Infine, un’analisi condotta sulle startup di settore ha permesso di evidenziare i principali trend tecnologici e di innovazione, che nel medio-lungo periodo potranno condizionare le strategie e i modelli di business degli operatori di mercato. Un primo campione comprende 219 startup europee, statunitensi o israeliane indipendenti, fondate tra il 2017 e il 2021 e con almeno un finanziamento raccolto. Quelle attive in ambito Building devices & solutions sono le più numerose (62%, quasi la metà nel settore energia) e offrono soluzioni integrate che comprendono dispositivi in cui è presente sempre di più una componente software embedded: la categoria più rilevante si conferma quella legata all’efficientamento energetico degli edifici (38%).

Si tratta prevalentemente (87%) di startup a uno stadio di sviluppo avanzato, quindi con una proposta di offerta validata e vendibile sul mercato, concentrate maggiormente in Europa, soprattutto in Germania, Regno Unito e Francia. Rispetto al Report precedente, si evidenzia una distribuzione più equa dei finanziamenti medi tra startup americane ed europee. Quanto all’Italia, grazie al coinvolgimento diretto di 27 incubatori è stato costruito un campione di 16 startup, in netta prevalenza (81%) nell’ambito Building devices and solutions. Le startup italiane propendono verso la servitization, includendo nel 56% dei casi anche la componente service nella loro offerta.

Foto di PixelAnarchy da Pixabay 

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