Ambiente

Oltre la Strategia europea: Le tendenze che daranno forma all’eolico offshore e i nuovi obiettivi europei al 2050

Il 2023 sarà l’anno del decollo dell’energia eolica offshore? Il mercato è in forte espansione: secondo quanto dichiarato dall’ente commerciale RenewableUK, la pipeline globale di progetti è raddoppiata negli ultimi 12 mesi, da 429 GW di un anno fa a 846 GW. L’eolico offshore si sta sviluppando a un ritmo esponenziale e, in base alle stime, gli obiettivi nei mercati esistenti continueranno ad aumentare.

I numeri includono i progetti in tutte le fasi di sviluppo, da operativo a pianificato. La Cina è il paese leader in termini di pipeline totale con 98 GW, seguita da vicino dal Regno Unito (91 GW). I primi cinque Paesi includono anche gli Stati Uniti con 80 GW, la Germania con 57 GW e il Brasile con 52 GW. La classifica della capacità operativa è guidata ancora dalla Cina con 24,5 GW, seguita da Regno Unito (10,5 GW), Germania (7,7 GW), Paesi Bassi (3 GW) e Danimarca (2,3 GW).

Il Regno Unito vanta la più grande pipeline di progetti galleggianti di 32 GW.

È ormai riconosciuta, o almeno si spera fortemente, l’urgente necessità di accelerare la transizione verso l’energia pulita, non solo per affrontare il cambiamento climatico, ma anche per garantire forniture sicure a prezzi concorrenziali. Soprattutto dopo che famiglie e imprese sono state colpite duramente dal boom dei costi energetici. Partendo da tale presupposto, il 19 gennaio scorso i Paesi dell’UE hanno concordato nuovi obiettivi a lungo termine per la distribuzione di energia rinnovabile offshore fino al 2050 in ciascuno dei cinque bacini marittimi, con obiettivi intermedi da raggiungere entro il 2030 e il 2040.

Le cifre combinate restituiscono l’ambizione complessiva di installare circa 111 GW di capacità di generazione di energia rinnovabile offshore entro la fine di questo decennio, quasi il doppio dell’obiettivo di almeno 60 GW fissato, nel novembre 2020, dalla Strategia europea per le energie rinnovabili offshore. Tale cifra sale poi a circa 317 GW entro il 2050. L’accordo si basa sugli strumenti stabiliti dal Regolamento sulle reti energetiche transeuropee (TEN-E) e su una forte cooperazione regionale. I Paesi dell’UE stanno gettando le basi per un metodo transeuropeo che consenta un’espansione economicamente vantaggiosa delle reti, necessaria per incorporare la prevista produzione di energia rinnovabile offshore con il minimo impatto ambientale e affrontare le “strozzature interne”.

Già ad agosto, otto Paesi dell’UE si sono impegnati ad aumentare di ben sette volte la capacità di generazione di energia eolica offshore sul Mar Baltico entro il 2030, rispetto agli attuali 2,8 GW (la maggior parte dei quali sono installati nelle acque danesi e tedesche). L’accordo è stato raggiunto in un vertice a cui hanno partecipato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen insieme a ministri e legislatori di Danimarca, Germania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e Svezia.

Il continuo sviluppo dell’infrastruttura energetica europea, dei quadri normativi, dell’assetto del mercato, della ricerca e dell’innovazione è necessario per fornire una prospettiva a lungo termine per l’energia rinnovabile offshore e facilitare gli investimenti necessari. Ciò include l’integrazione dell’energia a livello di bacino marittimo nel Mar del Nord, nel Mar Baltico, nel Mediterraneo e nel Mar Nero, nell’Oceano Atlantico e nelle regioni ultraperiferiche dell’UE, oltre che nei territori d’oltremare. Gli investimenti e il sostegno dei governi sono fondamentali per garantire che la capacità cresca a ritmo serrato e in modo sostenibile.

Con una capacità totale di 8 GW collegati alla rete a fine del 2022, installare altri 22 GW entro il 2030 sarà una grande sfida per la Germania. Nel Libro bianco sull’industria dell’eolico offshore, che il Wind Energy Business Association (AEE) ha recentemente pubblicato, si fa riferimento all’impatto che l’eolico offshore avrà in Spagna: più di 7.500 posti di lavoro nel periodo 2025-2030, che salgono a 17.400 nel 2045-2050. Ciò comporterà un contributo al PIL di circa 2.000 M €/anno a partire dal quinquennio 2025-2030.

In Francia, il primo parco eolico offshore su scala commerciale ha iniziato a funzionare a pieno regime a novembre, aggiungendo 480 MW di capacità alla rete. Il parco eolico di Saint-Nazaire, situato tra 12 e 20 km al largo della costa occidentale francese, è composto da 80 turbine e fornirà energia pulita per alimentare l’equivalente di 400.000 abitazioni all’anno, ovvero il 20% del consumo di elettricità della regione della Loira Atlantica.

Il Portogallo ha già un parco eolico galleggiante attivo e funzionante, il Windfloat Atlantic da 25 MW, operativo da luglio 2020, ma ha già avviato il gruppo di lavoro per preparare un’asta eolica offshore da 10 GW per il 2023.

Italia meridionale e isole: hub delle rinnovabili

Secondo i dati divulgati da Terna, circa l’80% delle richieste (su ben 95 GW di nuovi progetti offshore nel 2022) presentate per gli impianti eolici marini è localizzato nel Sud Italia e nelle isole maggiori (tra cui 19 GW in Sicilia).

Il 2022 è stato l’anno in cui Renexia ha inaugurato a Taranto Beleolico il primo parco eolico offshore nel Mediterraneo che contribuisce alla transizione energetica italiana. La società del Gruppo Toto conferma che il parco è a pieno regime e la produzione è in linea con le aspettative: l’impianto, che comprende dieci pale per una capacità complessiva di 30 MW, assicurerà una produzione di oltre 58mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60mila persone. In termini ambientali vuol dire che, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, consentirà un risparmio di circa 730mila tonnellate di anidride carbonica.

Sta avanzando, sempre in casa Renexia, il progetto MedWind, il nuovo parco eolico offshore galleggiante nel canale di Sicilia. Allo stato attuale si presenta come il più importante progetto del Mediterraneo: 190 turbine galleggianti per una potenza installata di 2,8 GW e una produzione annua stimata di 9 TWh. L’impianto verrà posizionato a circa 60 km dalla costa ed entro il 2023 è attesa la conclusione della fase di permitting. Il cronoprogramma prevede la realizzazione dell’impianto entro il 2025 e l’entrata in produzione dal 1° gennaio 2026.

Uno sguardo oltreoceano: Stati Uniti e Giappone

Mettendo ulteriore vento nelle vele del settore delle energie rinnovabili, l’amministrazione Biden negli Stati Uniti ha presentato a settembre il suo Floating Offshore Wind Shot. Il programma mira a ridurre i costi delle tecnologie galleggianti di oltre il 70% entro il 2035, a 45 dollari per megawattora, e aumentare la capacità a 15 GW entro il 2035, sufficienti per alimentare 5 milioni di case (basandosi sull’obiettivo esistente di 30 GW di eolico offshore entro il 2030).

Il rapporto The Benefit and Urgency of Planned Offshore Transmission, evidenzia come la pianificazione proattiva della trasmissione per i futuri sviluppi della generazione eolica offshore negli Stati Uniti ridurrà significativamente i costi, aumenterà l’affidabilità della rete, ridurrà al minimo l’impatto ambientale e sulla comunità e aiuterà a raggiungere gli obiettivi di energia pulita in modo tempestivo. I benefici stimati per oltre 100 GW di generazione eolica offshore includono:

  • almeno 20 miliardi di dollari in risparmi sui costi relativi alla trasmissione;
  • 60-70% in meno di attraversamenti e necessari aggiornamenti delle trasmissioni a terra;
  • circa 2.000 (50%) miglia in meno di installazioni di cavi di trasmissione marittima che disturbano il fondale marino;
  • appalti più competitivi, maggiori risparmi per i consumatori, maggiore affidabilità e resilienza della rete e investimenti più tempestivi nell’economia locale basata sull’energia pulita.

Anche il Giappone ha segnato notevoli progressi, rispetto alla sua tradizionale e tormentata storia filonucleare, verso la sua transizione energetica con l’avvio di un nuovo parco eolico offshore al largo del porto di Noshiro nella prefettura di Akita. Le 20 turbine sono entrate in funzione il 22 dicembre scorso, rendendola la prima struttura su larga scala nel paese a iniziare la produzione commerciale di elettricità. L’impianto fa parte di un progetto più ampio che include altre 13 turbine nel porto di Akita che dovrebbero entrare in funzione proprio entro febbraio. Ogni unità può produrre 4.200 kilowatt di energia e insieme genereranno fino a 140 MW, sufficienti per alimentare circa 130.000 famiglie giapponesi. Il progetto ha attirato ampia attenzione come il primo del suo genere in Giappone e sarà utilizzato come modello per altre iniziative. Uno di questi è un progetto per parchi eolici nell’area marittima al largo della costa di Noshiro, Mitane e Oga. La costruzione dei parchi eolici dovrebbe iniziare nel marzo 2026 con l’avvio delle operazioni commerciali nel dicembre 2028.

Foto di Jan Kopřiva: https://www.pexels.com/it-it/foto/cielo-azzurro-energia-turbina-eolica-mulino-a-vento-3315505/

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