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Lo smartworking piace più a Roma (68%) che a Milano (40%)

La pandemia ha fatto scoprire nuove modalità di lavoro agli italiani, introducendoli allo smart working, anche se attualmente solo un terzo (32%) dei lavoratori ha la possibilità di lavorare da remoto. Per queste persone l’abitazione diventa quindi un luogo in cui esercitare la propria professione, tantoché il 33% ha deciso di rivoluzionare una stanza per ricreare l’ufficio, il 23% di acquistare una sedia ergonomica da poter utilizzare per più ore consecutive, e, addirittura, il 7% ha deciso di insonorizzare una o più pareti per non essere disturbato durante l’orario lavorativo.

Questa è l’immagine scattata dall’indagine di Taskrabbit, il network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili, condotta da GPF Inspiring Research per analizzare come gli italiani vivano la propria casa con lo smart working.

La ricerca delinea anche i fattori che spingerebbero gli abitanti del nostro Paese a cambiare casa per poter svolgere al meglio il proprio lavoro: il 56% degli intervistati che lavora in smart working si trasferirebbe in un nuovo appartamento per una connessione Wi-Fi migliore, il 50% per una casa in una zona più bella e confortevole, il 46% per uno spazio più comodo in cui lavorare e il 44% per percorrere una distanza inferiore per raggiungere l’ufficio.

In particolare, a Roma metà degli intervistati in smart working (53%) prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare casa a favore di un’abitazione più vicina al luogo di lavoro, rispetto al 40% riscontrato a Milano. Non sorprende quindi che il 68% dei romani apprezzi lo smart working, rispetto al 40% dei milanesi. Il lavoro da remoto viene preferito maggiormente dalle donne (72%) rispetto agli uomini (63%), ed è la fascia di lavoratori dai 55 ai 64 anni che lo apprezza di più (77%) dei lavoratori più giovani, ovvero quelli di età compresa tra i 35 e i 44 anni (58%).

Foto di Lukas Bieri da Pixabay 

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