Blog

La moda può avere un impatto sul nostro pianeta? Il caso del Fast Fashion.

Il termine fast fashion rimanda al potere della moda nel lanciare i trend e condizionare velocemente il gusto dei potenziali clienti e in maniera altrettanto rapida nel cambiare le tendenze che sfilano in passerella. Il risultato di questo potere esercitato dalle grandi case di moda è la nascita di collezioni ideate da marchi considerati low cost che replicano capi di alto calibro pensati per le fashion week di tutto il mondo ma con prezzi alla portata di una clientela molto più vasta e che punta sui giovani consumatori.

Questa pratica nacque negli anni 80 ma ebbe una crescita esponenziale negli anni 2000 ed è ancora oggi prassi comune. Apparentemente potrebbe sembrare che queste strategie siano benevole nei confronti di una società che ha grande richiesta in questo campo. Tale pensiero, negli ultimi anni, si sta sempre più smentendo a causa delle problematiche ambientali collegate alla fabbricazione di questi capi, spesso con materiali scadenti che garantiscono il prezzo basso al momento della vendita ed a causa della innumerevole quantità di fonti non rinnovabili utilizzate per la produzione: circa 4.000 litri d’acqua sono impiegati per la produzione di un paio di jeans. Con l’avvento di catene low cost che continuamente propongono novità è facile comprendere come il danno ambientale sia significativo. 

Un altro grande problema collegato a questo fenomeno sono gli sprechi. Il cambiamento improvviso delle tendenze comporta anche un grande spreco di abiti che vengono eliminati dai consumatori per fare spazio ai capi definiti “all’ultima moda” innescando un circolo vizioso. Lo smaltimento di vestiario prodotto con materiali inquinanti è una pratica molto dannosa per il nostro Pianeta e ha portato l’industria della moda a essere al secondo posto, dopo quella petrolifera, tra quelle più pericolose per l’ambiente. È celebre il caso dei mercati di Kantamanto a Ghana, un paese nell’Ovest dell’Africa, in cui vengono venduti all’ingrosso abiti usati dagli occidentali ritrovati nelle nostre discariche, poi rivendute nelle cittadine di tutto il paese. 

La presenza in questi mercati di innumerevoli pacchi di vestiario usato ma in ottime condizioni fanno meditare sul livello di spreco nel mondo occidentale. Nonostante Ghana regala una seconda vita a molti capi non tutti vengono acquistati, i dati riportano che solo il 15% viene riutilizzato la restante parte finisce nelle discariche. Ne è testimonianza la discarica di Kpone che nonostante sia la più grande del Paese non riesce più a smaltire rifiuti, motivo per cui vige il fenomeno dell’abbandono illegale sulle spiagge o dello smaltimento attraverso impianti di incenerimento e in casi più gravi all’angolo delle strade.

La sensibilizzazione sul tema del fast fashion, nonostante sia molto incisiva, ha ancora molta strada da percorrere ma la buona pratica della compra-vendita di abiti usati attraverso piattaforme online o in mercati e negozi sta dando uno spiraglio di luce verso una nuova Era, sperando che anche questo non sia solo un trend.

Immagine di copertina: Clothing rack photo created by jcomp – www.freepik.com

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button