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Gli italiani preferiscono cibo sostenibile, tracciato e specialità locali

4,8 milioni italiani sono a rischio povertà alimentare per gli effetti della crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Il 24% teme che con l’eventuale aggravarsi della pandemia possa finire il cibo nei punti vendita. Il 32% non mangia al ristorante per paura del contagio. L’88% è disposto a pagare di più per il cibo sostenibile, l’83% lo farebbe per acquistare prodotti tracciabili e il 73% per acquistare specialità tipiche provenienti dai territori. Sono i dati del primo Rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani nel post-Covid che fotografa l’attualità tra rincari dell’energia e dei costi di produzione che incidono su diverse filiere.

Il timore della carenza di generi alimentari indica la filiera del cibo va tutelata: “I cittadini vogliono esser certi di non restare mai senza i prodotti principali. Per questo chiedono sia potenziata e tutelata l’agricoltura nostrana nella quale vedono una garanzia per la fornitura regolare degli scaffali ma anche per la propria sicurezza” commenta Coldiretti.

Secondo i dati del Rapporto, occorre recuperare il deficit del 64% per il frumento tenero e del 40% per il frumento duro destinato alla produzione di pasta, mentre copre il fabbisogno poco più della metà (53%) il mais, che rappresenta la base per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop.

Mangiare al ristorante spaventa ancora. Se tra i giovani tra i 18 e i 34 anni la percentuale è del 18%, tra gli over 65 sale al 50%. Alle sagre il 38% degli italiani preferisce non andare, mentre le gite enogastronomiche sui territori non convincono ancora il 45% dei cittadini e ancor meno intendono partecipare a degustazioni (51%).

Immagine di copertina: Cibo vettore creata da brgfx – it.freepik.com

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