Ambiente

Cambiamento climatico, nel Mediterraneo i maggiori rischi per la salute

Le regioni del Mediterraneo sono punti caldi per i rischi alla salute legati agli effetti del cambiamento climatico. Questa crescente consapevolezza sta spingendo il mondo scientifico e accademico a fare leva sui decisori politici affinché siano sviluppate concrete soluzioni di adattamento e di mitigazione.

Per permettere l’approfondimento e la divulgazione di questi temi, l’Easac – European academies science advisory council, con il supporto di Iap – InterAcademy partnership e la Health task force of the eastern mediterranean and middle east climate change initiative (Emme-Cci), ha pubblicato gli atti del workshop che, nel maggio 2021, ha riunito esperti internazionali con l’obiettivo di condividere questioni emergenti per la regione mediterranea. Le informazioni che sono state raccolte si concentrano sulle conseguenze del cambiamento climatico: eventi meteorologici estremi, scarsità d’acqua e insicurezza alimentare, inquinamento atmosferico, emergenza sanitaria. Negli atti viene sottolineato che, se non si interverrà subito, le aree con infrastrutture sanitarie più deboli saranno meno in grado di far fronte agli oneri che conseguiranno alla sempre più grave crisi climatica.

Cambiamento climatico e pandemia sono crisi convergenti

Il cambiamento climatico e la pandemia da covid-19 possono essere considerate crisi convergenti, si afferma nel rapporto. Entrambe hanno rivelato la mancanza di preparazione delle società a livello mondiale ed esercitano pressioni significative sui sistemi sanitari con sproporzionate conseguenze per i gruppi vulnerabili. Tuttavia, la pandemia ha anche creato opportunità per pianificare in modo sostenibile la ripartenza, per garantire che gli obiettivi di sostenibilità ambientale, per la salute e l’equità siano altrettanto importanti quanto la resilienza delle economie: “La comunità scientifica ha un’importante responsabilità nel guidare i decisori politici su queste opportunità, nel monitoraggio e nell’attuazione delle scelte compiute”, si legge negli atti.

Per l’Italia, ha preso parte ai lavori il prof. Pietro Cappuccinelli, emerito dell’università di Sassari e socio dell’Accademia nazionale dei Lincei. Il suo contributo è stato quello di mettere a fuoco un’ulteriore valutazione dei percorsi diretti e indiretti per cui il clima colpisce la salute: “Per le sue caratteristiche geografiche, per la vulnerabilità idrogeologica e sismica, l’Italia può essere considerata come un laboratorio naturale per studiare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute”, ha chiarito.

Il contributo della comunità scientifica

Le principali conclusioni del workshop, riportate negli atti, individuano:

  1. la necessità di sviluppare sistemi sanitari resilienti ed equi. Ci sono opportunità senza precedenti per capitalizzare i progressi scientifici in tutto il mondo a sviluppare soluzioni, adattate ai contesti locali, per tutte le regioni.
  2. la comunità scientifica deve lavorare insieme non solo per generare nuova conoscenza, ma anche per indicare come utilizzare quella già disponibile: si tratta di una risorsa per l’innovazione, per informare e guidare le opzioni della politica.
  3. le questioni sanitarie sono rilevanti per la formulazione delle politiche in molti settori, al di là della responsabilità formale dei responsabili politici del settore sanitario.

I contributori agli atti del workshop hanno sottolineato, inoltre, l’importanza strategica di affrontare i problemi relativi alle disuguaglianze socio-economiche, l’emarginazione dei gruppi vulnerabili, l’alfabetizzazione, la qualità e l’accessibilità alla risorsa idrica, nonché altre criticità legate al cambiamento climatico come la perdita di biodiversità.

Il rapporto completo è disponibile sul sito di Easac.

Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay 

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